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Alternanza Scuola-Lavoro: metodologia della trasversalità

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Lo spunto di riflessione sul titolo scaturisce dalle contestazioni rivolte alla Ministra Fedeli il 20 ottobre dagli studenti di Benevento, mia città natale. In realtà lo scopo dell’incontro era quello di trattare “i diritti dei diversamente abili nella scuola”, invece gli studenti l’hanno attesa per rendere le proprie rimostranze in merito all’ASL, ritenuta una subdola occasione di sfruttamento lavorativo da parte di aziende ed enti ospitanti.

Purtroppo la matrice delle divergenze è riconducibile alle diverse realtà geografiche di provenienza, visto che la Ministra Fedeli è di origini lombarde, regione pioniera dell’organizzazione di percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro. Da anni nella produttiva Regione del Nord, la coesione di tutte le forze politiche, economiche, sociali, scolastiche e produttive favorisce la realizzazione di proficui progetti, ove il sapere disciplinare diventa parte integrante del fare, condividendone interessi ed organizzazione. Nella graziosa Benevento, purtroppo, l’ASL stenta a decollare, in quanto il tessuto economico è sprovvisto di attività produttive, è quasi del tutto assente la “cultura del fare impresa”, secondo me è una città fortemente conservatrice, radicata nella sua storia, quasi priva di sguardi verso orizzonti globali, poco aperta ai cambiamenti ed alle innovazioni. Le differenze storiche, geografiche, antropologiche e sociali determinano divari tra i tessuti produttivi delle diverse, sia pur tutte belle, regioni italiane. Da qui le ragioni del conflitto e delle contestazioni.

Chiarite, sia pur brevemente, le motivazioni delle incomprensioni createsi tra la Ministra Fedeli e gli studenti di Benevento, vorrei esprimere una mia opinione sull’ASL, che ritengo essere una straordinaria metodologia innovativa, che consente agli studenti di apprendere secondo le logiche esperenziali del learning by doing. Mediante tale metodologia del “fare”, gli studenti, in quanto protagonisti del loro processo di apprendimento, operano, estrapolando dal deduttivo l’aspetto cognitivo, con un processo inverso, di quegli stessi contenuti disciplinari che costituiscono l’oggetto del percorso didattico. L’Alternanza Scuola – Lavoro consente ad ogni singolo studente di esplorare sé stesso, di conoscersi fino ad orientarsi con maggiore consapevolezza anche nelle scelte future, nonché fortifica, grazie al legame che intercorre tra il fare ed il conoscere, l’acquisizione di quei contenuti, che poi diventano, alla luce di un adeguato processo di interiorizzazione, patrimonio personale e soprattutto “competenza”.

Per anni, quando svolgevo la funzione di Docente di Economia Aziendale in un Istituto Tecnico Commerciale, ho sempre sostenuto la bontà di tale metodologia, così come dell’attuazione dell’Impresa Formativa Simulata. Metodi concreti, ove ogni singolo allievo assume un ruolo ed opera costruendosi un percorso di apprendimento autonomo. Da qui anche il valore della trasversalità, in quanto l’ASL consente di acquisire competenze di cittadinanza, di sviluppare lo spirito di iniziativa imprenditoriale, problem solving, capacità decisionali, autocritica e capacità di individuare eventuali scostamenti tra programmato e realizzato, con annessa previsione di interventi correttivi.

Secondo me, anche se in forma ridotta, dovrebbe essere un modello metodologico da applicare anche agli Istituti Comprensivi, in quanto l’assunto di base è riconducibile alla didattica laboratoriale – esperenziale che potrebbe coinvolgere gli allievi sin dall’Infanzia, rendendoli, come autorevoli teorie pedagogiche sostengono, veri protagonisti del processo di autocostruzione del proprio apprendimento. Se si riflette un attimo, si constata che tali metodologie innovative ottemperano al tanto auspicato principio di uguaglianza sancito nella nostra Carta Costituzionale, in quanto rispettano le diversità e le intelligenze multiple che caratterizzano le nostre personalità, favorendo, grazie all’elasticità del fare esperienziale, in ogni studente, il raggiungimento del proprio successo formativo, come dettato dal D.P.R. 275/99.

Come si redige, come si realizza un progetto di alternanza Scuola – Lavoro? Secondo me, ogni istituzione scolastica sceglie il partner più consono al proprio profilo di indirizzo, ma successivamente alle convenzioni, alle organizzazioni logistiche, che costituiscono la procedura burocratica, occorre soffermarsi sulla necessità di programmare in modo sinergico le attività, mediante la collaborazione tra il tutor aziendale e quello scolastico. All’atto della programmazione occorre fare chiarezza, mediante un’accurata analisi, sui bisogni di entrambe le entità strutturali e poi individuare le attività che consentono di cogliere i legami tra il mondo della conoscenza disciplinare ed il mondo del fare, quale parte integrante della stessa, onde evitare che ci siano frammentazioni e che la sola conoscenza possa rimanere un’asettica acquisizione di contenuti, che spesso sono solo un bagaglio di erudizione. Una programmazione seria, con corretta individuazione delle finalità e degli obiettivi, oltre che delle attività, senza ruoli autoreferenziali sia del tutor aziendale che di quello scolastico, sicuramente favorisce la realizzazione di un percorso significativo e spesso la scoperta anche delle proprie inclinazioni.

Alternanza Scuola – Lavoro non significa manovalanza, se così viene interpretata; ahimè gli studenti hanno valide ragioni per rivendicare i diritti ad una retribuzione adeguata e proporzionata alle prestazioni di lavoro, come sancito nell’Art.36 Cost.
E’ una metodologia adeguata ai nuovi bisogni delle nostre giovani generazioni, che sono parti integranti di un mondo globalizzato, ove non esistono confini di spazio e di tempo, viste le nuove e diffuse forme di comunicazione e le diverse modalità di scambi commerciali, interculturali, ove si incrociano le usanze, le storie, le religioni di varie etnie.

L’esigenza di realizzare i percorsi di ASL scaturisce dai modelli scolastici europei e dalle nuove richieste dei mercati internazionali. Non realizzare l’ASL significa privare i nostri studenti degli strumenti necessari per affrontare le più ampie sfide del futuro, anche alla luce dell’ambita strategia “Europa 2020” per una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva. Sarebbe opportuno secondo me lasciare maggiore flessibilità operativa alle istituzioni scolastiche nell’individuazione quantitativa delle ore da svolgere in ASL, affinché le stesse possano essere congrue e meglio calibrate rispetto alle specifiche esigenze formative, nonché ai curricoli delle singole istituzioni stesse. Nulla cambierei di questo meraviglioso strumento didattico, secondo me, trasversale a tutti gli apprendimenti, anche digitali, necessari per costruire nuovi percorsi di vita e di lavoro, anche auto – imprenditoriali, fondati su uno spirito pro – attivo, nonché alle competenze europee e alla formazione dello sviluppo della personalità.

La partecipazione diretta al contesto lavorativo favorisce la socializzazione, lo spirito di confronto, la disponibilità a lavorare in team, nonché gli scambi reciproci delle esperienze che concorrono alla formazione della persona, alla sua capacità di relazione. La valenza di tale metodologia, secondo me, è da rinvenire nel diverso ruolo assunto dai docenti che non dovranno fornire risposte agli studenti, ma aiutarli a condurre ricerche, ad individuare le domande giuste ed a trovare le risposte adeguate. Lo definirei il metodo della creatività, ove anche gli errori e le debolezze possono diventare opportunità. “Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo”.

di Antonella Gramazio