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Appello al Ministro: per fare una vera inclusione, riconvertiamo gli ex Istituti speciali!

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Alle recenti roboanti dichiarazioni di Galli della Loggia sulle scuole speciali hanno fatto eco in questi giorni quelle del ministro Valditara, il quale ha affermato che: “così come si è andato evolvendo in questi decenni, il modello inclusivo italiano è stato soltanto ‘declamato’ e non applicato e che, per gli alunni con disabilità del nostro Paese, necessitano assolutamente una formazione specifica degli insegnanti e una maggiore continuità didattica”.

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Effettivamente, è innegabile che, in questi decenni, la transizione dalla scuola speciale alla scuola di tutti sia avvenuta con troppa improvvisazione. Infatti, la scuola non è stata preparata adeguatamente ad un compito difficile che, a mio parere, non era ancora pronta a svolgere, perché la Legge 517/1977, ha disposto l’integrazione, ha consentito ai disabili di essere nella scuola, ma non ha fornito loro gli strumenti per includersi, per fare il salto di qualità dall’inserimento-integrazione all’inclusione, cioè alla partecipazione attiva da protagonisti del loro processo di apprendimento.

Per non parlare dell’inadeguatezza della preparazione specifica sulle singole disabilità dei docenti di sostegno ed ancor peggio di quelli disciplinari!

Pertanto, ritengo sia ormai improrogabile e necessario creare dei centri di risorsa, almeno a livello provinciale, così come accade in tanti paesi del mondo.

Ed io sono certo che questo sia indispensabile anche nel nostro Paese, in quanto proprio la mancanza di un adeguato “sostegno del contesto” agli alunni/studenti con disabilità (che è poi l’autentico “pilastro portante” della 517/77) ha provocato la più grave delle storture e distorsioni dell’inclusione scolastica nel nostro Paese che è quella della deriva verso la delega al solo docente di sostegno del processo d’inclusione degli allievi disabili.

Non serve l’insegnante specializzato ed aumentarne il numero di ore od una maggiore continuità didattica dei docenti di sostegno garantendo loro di insegnare per l’intero ciclo dei loro alunni con disabilità, come prospettato ultimamente dal MIM, se, come sovente avviene, essi sono impreparati, hanno una formazione solo “general-generalista” e, conseguentemente, non possiedono competenze specifiche.

Occorre invece garantire agli studenti disabili il “sostegno del contesto”, con la fornitura di servizi di sostegno efficaci e funzionali al loro successo formativo.

A tal proposito, a parere dello scrivente, il Ministro Valditara, tramite un suo apposito DDL, dovrebbe invece recuperare lo spirito lungimirante e “visionario” della Legge 69/00, perché, ad esempio, per i minorati della vista, l’Istituto Romagnoli di Roma, con adeguati contributi, potrebbe costituire l’unica “scuola di metodo tiflologica e di ricerca tiflopedagogica” in Italia e gli ex Istituti speciali e per ciechi, se opportunamente finanziati, potrebbero essere i punti da cui irradiare i centri di risorsa prima provinciali e poi possibilmente regionali deputati alla produzione del materiale didattico speciale, all’aggiornamento e alla formazione del personale del sostegno, alla trascrizione dei libri di testo in Braille e del suo insegnamento, come quello della LIS e della CAA, all’assistenza delle famiglie, all’uso di tecniche per l’autonomia, la socializzazione, l’orientamento, lo svolgimento di attività sportive e la fruizione del tempo libero e all’alfabetizzazione nell’utilizzo delle nuove tecnologie e di quelle tiflo-informatiche.

Ed allora, sulle pagine della Tecnica della scuola, mi sento di lanciare al Ministro, alla politica e al mondo scientifico una proposta: Salviamo gli ex Istituti speciali! Anzi, perché non investiamo su quelli ancora funzionanti e più “virtuosi” (Il Barozzi di Milano, Cavazza di Bologna, Chiossone di Genova, Serafico di Assisi, il Sant’Alessio di Roma, ecc…), riconvertendoli in “Centri di Risorsea supporto dell’inclusione e della formazione nella Didattica e Pedagogia speciale? Solo in siffatto modo, rendendo cioè il “contesto” veramente inclusivo, si potrà garantire davvero ai ragazzi con disabilità un proficuo processo d’inclusione scolastica.

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