Home Didattica Appello dell’Age agli insegnati: “Siate con noi sentinelle a scuola”

Appello dell’Age agli insegnati: “Siate con noi sentinelle a scuola”

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“Insegnanti e presidi siate insieme a noi genitori sentinelle di fronte all’ideologia del gender a scuola”. È l’appello che rivolge Fabrizio Azzolini, presidente nazionale dell’Age (Associazione italiana genitori), a singoli docenti e dirigenti scolastici e alle loro associazioni di categoria e rappresentanze sindacali.
“Da mesi come Age, insieme ad altre associazioni genitori e familiari, anche all’interno del Forum nazionale delle associazioni genitori (Fonags) al Ministero dell’Istruzione, denunciamo – ricorda Azzolini – il rischio di rieducazione al gender di leggi per la formazione dei docenti e progetti didattici per gli studenti, i nostri figli, attivati dal ministero, dall’Unar e da alcuni comuni, provincie e regioni in tutta Italia sui temi dell’educazione alla sessualità, della lotta alle discriminazioni e agli stereotipi di genere, del contrasto al bullismo omofobico. E avvertiamo i genitori, l’opinione pubblica, i giornalisti, i politici, i docenti contro il pericolo che la teoria del gender, priva di basi scientifiche, sia introdotta in modo subdolo e strumentale a scuola e imposta per legge. Mettendo così a repentaglio i fondamenti dell’educazione dei nostri figli, il diritto dei genitori di scegliere liberamente l’educazione dei propri figli, diritto riconosciuto dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma anche la libertà d’insegnamento dei docenti e, direi, la laicità dello Stato”. 
“I sostenitori della teoria del gender, infatti – sottolinea Azzolini -, non si limitano a suscitare un dibattito nella società come espressione di un’opinione tra tante, ma lo conducono a una nuova educazione, orientano il governo in Italia, come in Europa, in Occidente e, con una ‘colonizzazione della natura umana’, nei Paesi emergenti e poveri. Questa ideologia si sta diffondendo e sta entrando a scuola in modo subdolo, senza incontrare una vera opposizione. Neppure purtroppo da parte dei docenti, ai quali si rivolgono i piani formativi di aggiornamento del Miur e degli enti locali e che sono i primi responsabili del POF e dei progetti didattici nei singoli istituti scolastici. In questo modo però il pericolo per entrambi, genitori e insegnanti, è di diventare strumenti silenziosi di propaganda. Come docenti e genitori, allora, dobbiamo insieme proteggere il nostro mestiere di educatori e la nostra vocazione. Dobbiamo saperlo, denunciarlo, avvertire gli altri genitori e gli altri docenti, perché vigilino su figli e studenti. L’impressione è che lo Stato cerchi di separarci, nonostante nella scuola italiana la legge ci leghi nel patto di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo di leggi, progetti, strategie legate all’educazione all’affettività e alla lotta agli stereotipi di genere, agli inseganti lo impone per legge”.
“Facciamo sentire insieme la nostra voce, singola e ancora di più attraverso le nostre associazioni e le rappresentanze sindacali – propone Azzolini -. Insieme informiamo gli altri docenti e gli altri genitori, partendo dal fargli conoscere la teoria del gender, i suoi presupposti, i contenuti, il tipo di società che vuole costruire, i mezzi con cui si sta imponendo in Italia e nel mondo. Facciamolo in modo netto e chiaro, senza ambiguità e senza paura. Perché l’ideologia del genere condiziona anche tutti gli altri temi: ne troviamo dimostrazioni e conferme ogni giorno. Mobilitiamoci insieme a 360°”.
“Una prima iniziativa significativa – prosegue Azzolini – potremmo riprenderla dalla Francia, dove è stata ideata da docenti e genitori una particolare forma di protesta contro l’introduzione a scuola dell’ideologia del gender: la Giornata di ritiro dalla scuola, rispettando il calendario di assenze programmate 18 mila ragazzi non vanno a scuola un giorno al mese. Un’iniziativa che potremmo rilanciare anche in Italia per muovere le acque, come è accaduto in Francia dove il governo è stato costretto a tornare sui propri passi, cercando di minimizzare. Un gesto forte che, inoltre, farebbe capire che sono i genitori i primi responsabili dell’educazione dei loro figli. Un’iniziativa da prendere uniti, genitori e insegnati”.
“Perché – precisa Azzolini – la strategia dell’Unar che, ricordiamolo, fa capo direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e decisioni legislative come il D.L. Istruzione sono una prima fessura dalla quale si cerca di introdurre in Italia l’ideologia del gender nella scuola: con la scusa di abbattere le discriminazioni di genere e di promuovere l’uguaglianza dei sessi, si cerca di negarli e si introduce la nozione di arbitrarietà dei generi. Ci si spinge ad affermare che ogni rappresentazione della differenza dei sessi si basa su un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da combattere. L’alterità sessuale è, invece, una realtà ontologica che fa parte del nostro essere umani. Non occorre essere cristiani per affermarlo. Lo scriveva anche Marx che il ‘rapporto tra uomo e donna è il più naturale tra esseri umani’. L’indifferenziazione sessuale è un’utopia sottile e pervasiva che si appella ai ‘diritti individuali’ e una presunta uguaglianza tra individui asessuati, cioè astratti, un’ideologia che vuole imporre una nuova soggettività e una ‘nuova umanità’ a propria immagine e somiglianza. Aprendo così la strada alla decostruzione dell’interno impianto sociale, perché trasforma la società in un insieme di ruoli funzionali regolati da procedure contrattate. Infatti, se come sostiene la teoria del gender non il sesso, ma la sessualità come comportamento è all’origine delle relazioni sociali, allora, queste non ci sono ‘date’ ma sono ‘scelte’ da noi (Van Thuan, 2012). Alla base ci sarebbero individui che sceglierebbero in seguito il proprio orientamento sessuale senza alcun riferimento al dato naturale. Si tratterebbe così della discriminazione dell’eterosessualità, cioè della differenza sessuale, e dell’imposizione culturale della transessualità, cioè dell’indifferenza sessuale: sarebbe il dominio della tecnica sulle relazioni umane. Di quella tecnica che permette di essere uomo per essendo donna e viceversa, di essere mamma senza essere donna, di essere figlio senza sapere di quale padre o madre. Una società di individui astratti e asessuati, privi di identità sessuale se non quella che arbitrariamente si danno. Individui che rimandano la propria identità a future scelte e a futuri contratti con altri individui soggiacciono al condizionamento del nulla. Se essere uomo o donna è solo una funzione assunta volontariamente, tutte le altre dimensioni della società diventeranno funzioni da assumere volontariamente: una società individualistica e senza doveri, senza responsabilità, una società che non può sopravvivere”.
“Queste cose dobbiamo conoscerle e farle conoscere – insiste Azzolini, concludendo l’appello a insegnante e presidi -. La lotta contro il gender a scuola è quindi teorica, antropologica e giuridica e ci chiede di diventare più consapevole, più informati e più attivi. Un compito impegnativo, faticoso, ma ne va dell’avvenire della nostra società e dei nostri figli”.

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