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Assegnazione ai plessi: Brunetta-sindacati 2-0?

Il CCNI su assegnazioni provvisorie e utilizzazioni contiene una novità politico-sindacale di straordinaria importanza: manca in esso qualsiasi riferimento alla questione della assegnazione del personale docente e Ata ai plessi e alle sedi.
Per comprendere a fondo la portata di questo fatto bisogna andare indietro nel tempo e ricordare che nei precedenti contratti proprio queste disposizioni avevano determinato un forte contrasto fra sindacati e amministrazione.
In realtà, in un modo o nell’altro, in sede di sottoscrizione di pre-intesa i sindacati erano sempre riusciti ad ottenere l’inserimento della disposizione nel testo contrattuale. Disposizione che è sempre stata regolarmente cassata e respinta dagli organi di controllo (Dipartimento della Funzione Pubblica e Corte dei Conti).
Due anni fa, dopo i rilievi della Funzione Pubblica sulla pre-intesa, il Miur fu costretto a modificarne il testo e poiché i sindacati si rifiutarono di firmare il contratto definitivo le operazioni di assegnazione e utilizzazione vennero regolate con un atto unilaterale del Ministero stesso.
Per “accontentare” i sindacati il Ministero emanò addirittura una circolare con la quale forniva indicazioni molto minuziose in materia di assegnazione del personale ai plessi.
Ma perché su questa materia c’è tutta questa confusione ?
La risposta è abbastanza semplice: il CCNL del 2007 demandava alla contrattazione di istituto la definizione di criteri e modalità per l’assegnazione del personale; il decreto legislativo 150/2010 (il c.d. decreto Brunetta) attribuiva ai dirigenti scolastici tale responsabilità, ma i sindacati del comparto hanno contestato fin da subito questa interpretazione. Molti casi sono finiti anche nelle aule dei tribunali che per lo più hanno stabilito che la competenza è effettivamente del dirigente scolastico.
Ciononostante i sindacati, grazie anche all’inerzia del Ministero dell’Istruzione, hanno sempre tentano di far inserire nel contratto su assegnazioni e utilizzazioni norme e regole contrarie al dettato del decreto 150.
Ma quest’anno, dopo le ripetute bocciature degli anni passati, il Ministero non ha più accettato il “compromesso” e non ha più voluto inserire nella pre-intesa disposizione contrastanti con il decreto Brunetta.
Resta nella premessa del CCNI una formula che secondo i sindacati avvalora la loro interpretazione (“la contrattazione di istituto si svolge su tutte le materie previste dal CCNL”) ma è del tutto evidente che si tratta solo di una petizione di principio perché appunto il decreto 150 ha decontrattualizzato alcune materie.
D’altronde che i sindacati abbiano ormai deciso di deporre le armi sulla questione è dimostrato da un dato del tutto inoppugnabile: nessun comunicato sindacale relativo alla firma del CCNI del 15 maggio fa il benché minimo accenno al problema della assegnazione ai plessi e alle sedi. La sensazione è che nessuno ne voglia parlare per evitare di dover ammettere che la battaglia condotta in questi anni è stata del tutto inutile se non addirittura dannosa.

Reginaldo Palermo

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