La decisione del Governo di aumentare in modo consistente l’indennità di vacanza contrattuale per i dipendenti pubblici sta creando non poche polemiche.
Il commento più diffuso nei social è di sostanziale incredulità soprattutto per le cifre che stanno circolando (si parla di una ottantina di euro lordi al mese in media).
“Ci crederò quando li vedrò in busta paga”, “Di questo Governo non mi fido per niente”, “La solita politica degli annunci, vergogna!!”: sono i commenti che, più di altri, stanno riscuotendo successo con centinaia di “mi piace”.
Per la verità, che l’indennità di vacanza contrattuale venga aumentata per legge di 6,7 volte (in pratica per ogni 10 euro di vecchia indennità corrisponderanno d’ora in poi 67 euro) sta scritto, nero su bianco all’articolo 3 del decreto legge 145 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre scorso.
Quindi, al netto del giudizio politico sull’operato del Governo, allo stato attuale i sospetti sembrano poco giustificati.
Altra cosa è la valutazione sulla congruità della cifra stanziata per questa operazione (2 miliardi) che molti considerano ampiamente insufficiente rispetto alla inflazione che negli ultimi due anni ha eroso pesantemente gli stipendi pubblici e privati.
Del tutto politica è poi la critica della Flc-Cgil che osserva: “Non possiamo non rilevare che la metà delle risorse a disposizione viene di fatto erogata con un atto unilaterale, dando così un ulteriore colpo alla contrattazione. Un andazzo inaccettabile e da superare una volta per tutte”. Osservazione che già noi avevamo fatto fin da subito ma che potrebbe anche interessare poco il personale della scuola: con gli ultimi contratti, infatti, la quasi totalità delle risorse è stata usata per riconoscere al personale un aumento percentuale uguale per tutti. Di fatto l’ultima tornata contrattuale è durata un paio d’anni, limitandosi, in conclusione, a decidere su poche centinaia di milioni, mentre il “grosso” del piatto è stato distribuito secondo criteri puramente matematici.
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