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Bianchi vuole una scuola che insegni a non accontentarsi favorendo il dubbio: l’esempio del ‘Dantedì’

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Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi conferma la volontà di mettere mano sull’organizzazione della scuola, auspicando l’organizzazione di un sistema formativo in grado di trasmettere il senso dell’approfondimento, non del “vivacchiare” e dell’accontentarsi: la posizione è stata espressa giovedì 24 marzo al convegno sulla Divina Commedia presso l’Accademia dei Lincei. “Al ministero – ha detto Bianchi – lavoriamo per capire qual è la scuola per la nostra epoca: è quella che deve spingere ad osare a non accontentarci. Oggi il rischio è di avere subito la risposta con un clic, senza dubbi. Invece bisogna instillare nei ragazzi il dubbio”.

Dante, riscoprire un autore che è la nostra identità

Il ministro ha quindi ricordato che domani, 24 marzo, “è il Dantedì, il giorno che le scuole italiane dedicano a Dante, ogni anno viene rinnovata questa giornata con l’idea di andare a riscoprire un autore che è la nostra identità: non è poco, in un’epoca in cui siamo costretti ad un presente ossessivo, recuperare la memoria”.

E la memoria per Bianchi “ha altissimo valore”, perché “veniamo schiacciati continuamente da una sorta di presente immediato che viene espanso ed esasperato dai media. Ricordare che la nostra è una identità in cui l’antico è un elemento per qualificare un presente che abbia voglia di futuro, è fondamentale per i ragazzi”.

Il recupero della storia europea

Il responsabile del dicastero dell’Istruzione ha quindi tenuto a ricordare che “il recupero del senso della storia è sempre più europeo: Dantedì serve a questo, con la riflessione, quest’anno, sul canto XXVI dell’Inferno: insegna a non rimanere lì ad attendere, ad aspettare

“A volte anche la vita diventa ‘acida’ se non hai la forza di osare anche dal punto di vista intellettuale, bisogna riuscire ad avere una visione per esplorare il nostro tempo”, ha concluso il Ministro.

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