“Sono disperata e ogni volta che entrerò in quella scuola penserò lui”: a dirlo, tramite il legale, è stata la maestra di sostegno della prima classe della primaria dell’istituto “Pirelli” di Milano frequentata da un bambino di nemmeno sei anni che ha perso la vita dopo essere caduto, cinque giorni prima, per oltre dieci metri nella tromba delle scale
L’avvocato della Michele Sarno, che tutela la donna, ha detto all’agenzia Ansa che dagli inquirenti “l’insegnante è già stata sentita, ma come persona informata sui fatti a oggi (giovedì 24 ottobre n.d.r.) non abbiamo ricevuto comunicazione della sua iscrizione nel registro degli indagati”.
La donna – che al momento dalla caduta del bambino era in aula insieme alla sua collega – ha voluto mandare un “abbraccio e le condoglianze più sentite alla famiglia, per la perdita del piccolo”.
“Quando ha sentito le grida e trambusto fuori dall’aula la mia assistita è corsa fuori”, ha aggiunto il suo legale, spiegando che per la maestra è stata “una tragedia assistere a una scena del genere, quando il bimbo fino a due minuti prima sorrideva in classe”.
La donna, dopo la caduta, “è rientrata a scuola il giorno successivo, ma emotivamente non riusciva a sostenerlo, e ha preso alcuni giorni di licenza per superare l’accaduto”.
Per quanto riguarda il lavoro della Procura di Milano, con la morte del bimbo l’accusa contro ignoti si è aggravata: partendo dall’ipotesi di omessa vigilanza, vi dovrebbero essere i presupposti per la riformulazione in “omicidio colposo”.
L’avvocato della donna mette però le mani avanti: “La mia assistita – ha spiegato il legale – proprio per la sua qualifica di insegnante di sostegno non può essere ritenuta responsabile di omessa vigilanza”.
L’avvocato della maestra di sostegno tiene infine a far sapere che la donna “è certa di aver svolto il suo dovere” e si dice “fiducioso nel lavoro della magistratura”.
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