I lettori ci scrivono

Il mio ultimo “primo giorno” di scuola

Ho da poco trascorso Il mio ultimo primo giorno di scuola, gli studenti lo ricordano, non perché partecipi dell’evento ma per la lezione in sé; è sembrata improvvisata ma meditata e costruita nei dettagli durante i mesi estivi, come tante altre che faccio in determinate occasioni durante l’anno.

La lezione acquista significato quando i contenuti si relazionano all’attualità e nella realtà spazio-temporale, altrimenti sono nozioni. La scuola delle nozioni resiste al tempo, lo studente le riceve e le commercia con le valutazioni.

La scuola oggi distribuisce valutazioni e gli studenti, come clienti di un supermercato, si rivolgono dove il prodotto è più rispondente alle richieste, cambiando classe e/o istituto.

L’inclusione ha sostituito la selezione e le tipologie di valutazione hanno compiuto la trasmutazione. Sono arrivato al termine ed ho la sensazione di aver raggiunto la vetta, la professionalità ha un apice me ne accorgo da come realizzo gli insegnamenti, dai risultati, dall’empatia. Sto con gli studenti a scuola, e li ho nella mente quando correggo gli elaborati, mentre passeggio o in altri momenti in cui le idee si collegano e producono significati da proporre.

Passo più tempo con loro che con i famigliari quando sono a casa, recidere questo cordone non sarà facile.

Vivo il presente con la soddisfazione e il piacere dell’ultimo desiderio concesso, la vetta spunta dalle nubi che l’avvolgevano, quando sarò in cima mi riposerò e guarderò indietro.

Gabriele Fraternali

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