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Bullismo, per i pediatri è in crescita assieme all’indifferenza

Sono dati che non faranno piacere al ministero della Pubblica Istruzione, ma nemmeno a docenti e famiglie, quelli scaturiti dall’indagine 2007 della Società italiana di pediatria su ‘Abitudini e stili di vita degli adolescenti’. 
Ben tre studenti su quattro hanno, infatti, assistito almeno una volta ad episodi di bullismo nei confronti di un amico o di un’amica e per il 18,5% dei maschi ciò capiterebbe spesso.
In assoluto, per i pediatri il 72% degli adolescenti (il 75,6% dei maschi) ha dichiarato di aver assistito a prepotenze subite da un compagno di classe: quel che preoccupa è il fatto che il dato sia in costante crescita rispetto al 65,8% del 2005 e al 71,6% del 2006. 
Non meno allarmante è il dato che il 26,6% (32% dei maschi) afferma che se le prepotenze non è lui personalmente a subirle, non ha nulla da eccepire sul comportamento del bullo. Un dato che fa ancora più riflettere se associato a un 4,7% degli adolescenti maschi delle grandi città che considera “il bullo un tipo in gamba”.
A conferma del mutato rapporto con i docenti, sempre più formale e di scarsa comunicazione, il 64% (74% dei maschi) non riferirebbe ad un insegnante o a i genitori un episodio di violenza. Infatti, come si legge nel rapporto, il 47,3% (60,4% dei maschi) si difenderebbe da solo. Mentre il 10% (5,4% dei maschi) informerebbe al massimo un amico e il 4,6% (5,7% dei maschi) subirebbe in silenzio le prepotenze se non dovessero essere eccessive.
Cade anche il ‘mito’ del bullismo come atteggiamento prettamente maschile: il 59,2% degli intervistati ritiene che sarebbero le ragazze (69,1%) a sostenere maggiormente gli atteggiamenti di violenza. Il perché? 
L’essere ammirato all’interno del gruppo di amici (lo sostiene l’82% dei maschi e l’86% delle femmine), quindi diventare il leader del gruppo (77% dei maschi e 81% delle femmine), essere attraente per le ragazze o per i ragazzi (68,8% dei maschi e 71,2% delle femmine).
Solo il 45% afferma che si fa il bullo soltanto per divertirsi alle spalle di qualcuno, mentre il 61% dice che un motivo per fare il bullo è non rischiare di diventare vittima.
Non mancano, comunque, sempre secondo l’indagine, presentata a Pavia l’11 dicembre, indicazione positive da cui partire per operare un miglioramento: in particolare quello secondo cui la maggior parte degli studenti (il 70%), dichiara di giudicare negativamente un bullo (62% dei maschi). 
Sul come reagire ai bulli, il 79% degli adolescenti intervistati dichiara che se chi subisce atti di bullismo li denuncia ad un adulto fa la cosa giusta, anche se è aumentata negli anni la percentuale di chi considera chi lo fa è un fifone o una spia: oggi è il 20,5% e, se ci si riferisce solo ai maschi, sale al 26%. 
Una percentuale, quest’ultima, che segnala l’ancora debole adesione a basilari norme di convivenza pacifica e democratica.
Alessandro Giuliani

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