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Burnout, un prof su due ne soffre e il 35% dei docenti ha pensato di licenziarsi: a stressare di più il rapporto con i genitori

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Il mestiere del docente, si sa, è difficilissimo. Molti insegnanti, almeno una volta nel corso della loro carriera, hanno pensato di licenziarsi a causa dell’eccessivo carico di stress o perché vittime di burnout. Uno studio pubblicato da La Repubblica rivela che la percentuale non è indifferente.

Docenti stressati per una serie di fattori

Secondo un’indagine dell’Health & Sustainability lab dell’università Bicocca di Milano quasi un professore su due soffre di burnout. E il 35% dei docenti è arrivato al punto di valutare seriamente l’idea di licenziarsi. Ma quali sono le cause di questo malessere?

A quanto pare gli studenti non c’entrano: a stressare maggiormente gli insegnanti il sistema scolastico in generale e i rapporti con altri adulti, come colleghi, superiori e genitori. “Il mancato riconoscimento economico, l’eccessivo carico burocratico, le classi sovraffollate e le difficoltà nelle relazioni professionali, sia con colleghi che con genitori, rappresentano fattori di stress significativi per gli insegnanti. Questi elementi, combinati tra loro, contribuiscono a creare un ambiente lavorativo che in molti casi, risulta insostenibile” spiega la psicologa Katuscia Giordano, esperta in comunicazione e gestione delle crisi.

Il “presentismo”

In Italia, più del 40% dei docenti manifesta sintomi di esaurimento emotivo. Un danno non solo per le persone che lo vivono, ma anche per l’istruzione nel suo complesso. “Le difficoltà vissute dai docenti si riflettono inevitabilmente sul sistema scolastico – aggiunge Giordano – penalizzando studenti e famiglie e minando il ruolo centrale della scuola come motore di crescita sociale, emotiva e culturale. L’assenza di interventi strutturali per affrontare il disagio psicologico genera costi importanti per la società. Fenomeni come l’assenteismo e il ‘presentismo’, ovvero essere fisicamente presenti sul lavoro, ma con una produttività fortemente compromessa, riducono l’efficienza del sistema e aggravano il malessere”.

“Studi recenti – continua la psicologa – dimostrano che per ogni euro investito in salute mentale si generano due euro di ritorno sociale, grazie alla riduzione dei costi legati all’assenza dal lavoro, alle ospedalizzazioni e alle visite dal medico medicina generale. La promozione del benessere deve partire da un approccio globale, incentrato sulla prevenzione e sulla creazione di ambienti scolastici sani e stimolanti, che sappiano rispondere non solo alle esigenze didattiche, ma anche a quelle emotive e psicologiche di chi vive quotidianamente la scuola”.

Burnout anche tra dirigenti

Come abbiamo scritto, il burnout non trova terreno fertile solo tra i docenti over 60, ma anche tra i dirigenti scolastici: l’alto livello di stress dei presi, già critici nel 2018, risulta oggi ancora più marcato, soprattutto per le dirigenti donne. I motivi principali sarebbero i ritmi di lavoro troppo alti e le difficoltà a pianificare la miriade di impegni che svolgono a scuola. 

I dati sono stati presentati il 5 dicembre dall’Associazione nazionale presidi, che in collaborazione con l’Università Lumsa ha posto domande precise sullo stato di benessere personale del dirigente scolastico e sugli aspetti quotidiani del suo lavoro.