Numeri definitivi e ufficiali non ci sono ancora ma dalle prime proiezioni e da qualche dato che ci sta arrivando dai nostri lettori sulle iscrizioni degli alunni per il 2021/22 sta emergendo una situazione decisamente complessa.
Il calo demografico sta letteralmente esplodendo in modo pressoché generalizzato.
Il risultato è che sia nella scuola dell’infanzia che nella primaria il numero degli alunni è destinato a calare ulteriormente con effetti imprevedibili a medio e lungo termine.
Da diversi territori, per esempio, ci arrivano notizie di scuole primarie situate anche in aree urbane o non particolarmente periferiche dove l’anno prossimo inizieranno a funzionare persino le pluriclassi.
Per non parlare di tante scuole dell’infanzia dove ormai si fa fatica persino a tenere aperta una sezione di 15 bambini.
Il tema è importante e sarebbe bene che si aprisse un serio dibattito politico e sindacale per tentare – nei limiti del possibile – di “governare” gli effetti del calo demografico sul sistema scolastico.
La sensazione, invece, è che non ci sia la volontà di affrontare seriamente il problema e che si preferisca aspettare che la situazione esploda per evitare di dover assumere oggi decisioni magari dolorose o impopolari.
La logica perversa sembra insomma essere quella del “per adesso possiamo ancora resistere, lasciamo che ad affrontare l’emergenza siano quelli che verranno dopo di noi”.
Dimenticando che il politico è colui che pensa alle prossime elezioni mentre lo statista pensa alle generazioni future.
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