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Carta del docente, numerosissime le sentenze a favore dei docenti precari o entrati di ruolo da poco

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Da qualche tempo il comma 121 della legge 107/2015 è messo in forte discussione da numerosissime sentenze dei Tribunali del lavoro, nella parte in cui limita ai soli docenti di “ruolo”, la Carta Elettronica del docente, dell’importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico. Tali sentenze estendono tale beneficio, volto alla formazione e all’aggiornamento continuo dei docenti, anche al personale precario con contratti a tempo determinato annuali o fino al termine delle attività didattiche.

Comunicare le sentenze al MIM

Per i docenti precari che abbiano avuto una sentenza di riconoscimento della Carta del docente, è utile sapere che è necessario trasmettere copia della sentenza al Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) all’indirizzo della casella di posta certificata: [email protected]

La richiesta dovrà riportare il codice fiscale del docente ricorrente e le annualità per le quali è stato riconosciuto il contributo.Il Ministero, una volta esaminata la richiesta, la inoltrerà a Sogei che provederà ad accreditare sul borsellino elettronico le annualità dovute al docente.

Modifica della legge 107/2015 su carta del docente

È utile sapere che il comma 121 dell’art.1 della legge 107/ 2015 è stato modificato dal Decreto Legge 13 Giugno 2023 n. 69, estendendo la “Carta del Docente“, a partire dall’anno scolastico 2023/2024, anche ai supplenti annuali con contratto fino al 31 agosto 2024. Lasciando fuori la maggior parte dei precari con contratti fino al 30 giugno o fino al termine delle lezioni. Eppure le sentenze sulla Carta del docente trovano accoglimento totale anche per i docenti con supplenza fino al 30 giugno, come si evince dalla Sentenza della Corte di Cassazione n. 29961 del 27 ottobre 2023. In tale Sentenza è stato sancito il diritto di tutto il personale docente di ruolo e non di ruolo, con contratto al 30/06 e al 31/08, ad avere assegnata la carta docente, sanando così una inaccettabile discriminazione nei confronti di lavoratori che assolvono gli stessi compiti istituzionali.