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Cgil e Cisl, è polemica pure sull’apprendistato

Il messaggio che giunge dagli Stati Generali della Conoscenza è orientato alla ripresa del dialogo, ma ad oggi dire che quello tra Cgil e Cisl è un rapporto in crisi può sembrare addirittura un eufemismo. Ormai siamo all’attacco quotidiano e senza esclusione di colpi. L’ultimo dei quali ha avuto come sfondo le regole contenute nel decreto legislativo (il cui schema è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 5 maggio: si veda precedente articolo) per l`attuazione della delega di riforma del nuovo apprendistato, la cui approvazione finale, tesa a favorire una ripresa dell`occupazione giovanile, dovrebbe andare in porto entro l`estate con un accordo tra Governo, Regioni e parti sociali.
A scatenare la polemica stavolta è stato il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni: in una lettera inviata al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, il sindacalista ha espresso ben undici punti di dissenso verso il provvedimento in via di definizione.
Il decreto, ha sottolineato Fammoni, non presenta una durata minima del nuovo apprendistato, mentre quella massima rimane “prevista fino a sei anni”. Così come emerge evidente “la contraddizione tra l’enfasi, mediatica soprattutto, sul carattere a tempo indeterminato del rapporto di apprendistato, e la mancanza di qualsiasi vincolo di stabilizzazione degli apprendisti che, assieme alla esclusione degli apprendisti dal computo per il raggiungimento delle soglie, conferma che si sia rimasti nella condizione di licenziabilità al termine del rapporto”.
Inoltre non si fa “alcun riferimento ad ammortizzatori sociali” così come “nulla si dice” nei testi circa “misure da prendere per contrastare il cannibalismo verso il contratto di apprendistato di altre tipologie, come gli stage, tirocini e le collaborazioni, su cui pure c’era un accordo”. Tra gli altri punti contestati dalla Cgil vi è anche quello che prevede “addirittura la riduzione della formazione formale su tematiche trasversali da 40 ore per il primo anno (quantità da noi già valutata insufficiente) a 24 ore per il secondo anno, per poi scomparire del tutto: il che – sostiene Fammoni – è del tutto contraddittorio con un rapporto finalizzato all`inserimento professionalmente solido dei giovani nel mondo del lavoro”. Dissenso da parte della Cgil anche sul “rinvio delle scelte ad ogni livello della contrattazione collettiva, con il risultato di suggellare di fatto la dimensione puramente aziendale e derogatoria rispetto ai Ccnl, che porterà l’apprendistato ad essere puro e semplice addestramento, e a togliere valore alla spendibilità esterna delle competenze acquisite”.

La dura reazione della Cgil all’ipotesi normativa al vaglio del Governo ha presto scatenato la reazioni della Cisl, per la quale ha parlato il segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini, per il quale “se si considera la gravità della disoccupazione giovanile oltre il 28 per cento, si comprende subito che sull’apprendistato non è tempo di alzare steccati”. Santini ha aggiunto che “serve l’impegno di tutti Governo, Regioni e parti sociali per arrivare rapidamente all’intesa prevista dalla legge delega”.
Ancora una volta, le critiche alla Cgil non sono in codice, ma ben dirette. “E’ fuorviante – sottolinea Santini – presentare lunghi elenchi di emendamenti che hanno il retrogusto delle pregiudiziali. Serve assumere tutti l’impegno innanzitutto di realizzare finalmente la riforma dell’apprendistato per dare uno strumento per le assunzioni dei giovani, bloccate da tempo”. Detto questo, il giudizio del sindacato guidato da Bonanni verso l’ipotesi di decreto rimane tendente all’ottimismo. “Non ci sono difficoltà insormontabili – sostiene Salvini – ma servono chiarimenti e precisazioni che si possono rapidamente realizzare sul rafforzamento della formazione trasversale, sull’opportunità di riduzione della durata massima, sul contrasto degli abusi nei tirocini e nel lavoro a progetto, sull’ equilibrio nelle competenze tra Regioni e Stato”.
La Cisl, a tale fine, indica anche che “può risultare molto utile come elemento di raccordo con le Regioni, la valorizzazione prevista dal Dl del Governo del ruolo delle parti sociali attraverso la contrattazione collettiva e la bilateralita’ dei Fondi Interprofessionali che la Cisl non è assolutamente disponibile a vedere depotenziato o limitato”.

Alessandro Giuliani

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