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Che fine ha fatto l’esperanto?

L’utopia linguistica di una seconda lingua comune per tutti i popoli del mondo non si è realizzata e probabilmente non si realizzerà mai.
Per l’Italia non c’è mai stato un censimento, ma i fluenti sono stimati in circa 1500 e ci sono corsi attivi in 23 città. Il 15 dicembre è celebrato una sorta di “Esperanto pride”: si celebra il Giorno di Zamenhof, l’oftalmologo polacco che creò la lingua tra il 1872 e il 1887.
L’Unione Europea spende ogni anno 330 milioni di euro per tradurre leggi, documenti, mozioni e comunicati nelle sue 24 lingue. Da quando esiste l’Ue, uno degli obiettivi pratici del movimento esperantista è far diventare la lingua di Zamenhof l’idioma comune dell’Unione.
In Commissione ci sono diverse proposte per la sua adozione, mentre un suo (improbabile) successo non avrebbe soltanto effetti economici, ma ridurrebbe, a parere degli esperti, lo svantaggio con i madrelingua di inglese, francese e tedesco.
Nel 1986 l’Unesco raccomandava agli Stati membri di promuovere l’esperanto, ma non è andata benissimo. Tra i Paesi dove ha più successo istituzionale ci sono il Brasile, dove è una materia facoltativa nelle scuole, e l’Ungheria, dove ci sono diverse cattedre universitarie.
L’esperanto si impara molto in fretta, perché è una lingua pianificata, con poche regole e nessuna eccezione.
Esperantisti famosi, dice Wired, raccontano di aver raggiunto un buon livello in sei mesi. Tutto merito della sua natura di lingua pianificata. Esiste anche un metodo di insegnamento delle lingue straniere ai bambini basato sull’esperanto, il Paderborn (dall’Università tedesca che l’ha sviluppato).
Resta una domanda: perché oggi ci sono ancora persone che decidono di imparare l’esperanto?
“Perché mi ha aperto il mondo”, dice qualcuno e qualche altro “perché si ha la possibilità di girare il mondo ospite dagli esperantisti”, mentre altri, grazie all’esperanto, si sono sposati, mettendo al mondo circa 200 bambini madrelingua esperantisti che ci sono nel mondo. Infine, ci sono film, romanzi, raccolte di poesie e dischi rock in esperanto.

Pasquale Almirante

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