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Chi è e cosa fa il docente esperto? E che rapporto ha con le figure di sistema introdotte dal DL 36? Nasce il middle management?

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Il quadro, predisposto con i primi provvedimenti del DL 36, convertito in legge 79/2022 sulla formazione docenti e messo a punto ulteriormente con il provvedimento del DL Aiuti sul docente esperto, lascia intravedere il cambiamento epocale nel mondo della scuola: la comparsa di una carriera differenziata per merito, sulla base di una serie di percorsi formativi che giustificano un’integrazione retributiva permanente pari a circa 450 euro al mese.

PARTECIPA AL SONDAGGIO: siete d’accordo con questa scelta del Governo che introduce il merito limitandolo a non oltre il 4% del personale e con effetti che si andranno a realizzare solo nel 2032? 

Le tempistiche

Premettiamo che ad oggi discutiamo di una bozza approvata in Cdm nella serata del 4 agosto che dovrà giungere in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni e che a seguire dovrà iniziare il suo percorso in Parlamento, in vista della conversione in legge. Un percorso a ostacoli, possiamo immaginare, date le immediate proteste dei sindacati.

Ma ipotizziamo che quanto approvato dal Governo venga poi confermato in tutti i suoi aspetti: se così fosse, gli effetti del provvedimento si farebbero sentire solo tra dieci anni, a conclusione di 3 percorsi formativi triennali consecutivi, conclusi con successo e con una valutazione positiva. Come anticipato più volte, saranno beneficiari di tale misura 32mila docenti.

Ma chi è e cosa fa il docente esperto?

Il Decreto Aiuti, così come lo conosciamo oggi, rende esplicito che il docente esperto si occuperà del solo insegnamento. Leggiamo infatti sulla norma che “la qualifica di docente esperto non comporta nuove o diverse funzioni oltre a quelle dell’insegnamento“. Ma le cose potrebbero anche cambiare, da qui alla conversione in legge. Spieghiamo perché…

Le figure di sistema del DL 36

Riallacciamoci alle misure del DL 36, il quale – lo ricordiamo – ha già previsto la nascita di figure di sistema. Il Decreto 36, infatti, introduce la formazione e aggiornamento permanente delle figure di sistema, articolato in percorsi di durata almeno triennale. Al fine di rafforzare tanto le conoscenze quanto le competenze applicative, sono parte integrante di detti percorsi di formazione anche attività di:

  • progettazione,
  • tutoraggio,
  • accompagnamento,
  • guida allo sviluppo delle potenzialità degli studenti,
  • sostegno ai processi di innovazione didattica,
  • sostegno ai processi di innovazione organizzativa.

Si tratta di attività destinate a docenti con incarichi di collaborazione a supporto del sistema organizzativo dell’istituzione scolastica e della dirigenza scolastica.

L’obiettivo finale è quello di promuovere lo sviluppo delle nuove figure professionali di supporto all’autonomia scolastica e al lavoro didattico e collegiale.

Ricordiamo ad ogni modo che nell’ambito delle prerogative dei propri organi collegiali, ogni autonomia scolastica individua le figure necessarie ai bisogni di innovazione previsti nel Piano triennale dell’offerta formativa, nel Rapporto di autovalutazione e nel Piano di miglioramento della offerta formativa.

L’idea di fondo – è evidente – è quella di introdurre e formare nella scuola il cosiddetto middle management, il cui ruolo e le cui funzioni sono altra cosa dal semplice insegnamento, naturalmente. Ecco perché probabilmente il Decreto Aiuti potrebbe compiere una deviazione per allineare il docente esperto (per il quale sono state stanziate risorse permanenti) alle figure di sistema del middle management (per il quale il DL 36 aveva previsto tutt’al più risorse una tantum).