
Sulla questione del ruolo dei Collaboratori del Dirigente Scolastico interviene in queste ore ANCoDiS (Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici) sottolineando la necessità di porre la massima attenzione al problema.
Nonostante la centralità del loro lavoro – sostiene il presidente della associazione Rosolino Cicero – queste figure non godono di un riconoscimento giuridico, economico o contrattuale adeguato.
I collaboratori del dirigente scolastico – si legge nel documento – ricoprono ruoli chiave nell’organizzazione didattica e amministrativa delle scuole, garantendo la continuità e la qualità dell’azione educativa. Tuttavia, secondo quanto stabilito da normative e sentenze, il lavoro svolto non è classificabile come “funzione superiore” né comporta progressioni di carriera o retribuzioni adeguate.
Le norme in vigore, come il comma 5 dell’art. 25 del D.Lgs. n. 165/2001, consentono al dirigente scolastico di delegare compiti specifici ai docenti, ma ribadiscono che tali incarichi non costituiscono mansioni superiori. Questo approccio è stato confermato dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 3408 del 2022, che ha ulteriormente chiarito la portata delle deleghe, escludendo la possibilità di funzioni vicarie.
Nonostante l’assenza di un riconoscimento formale, secondo ANCoDiS va comunque evidenziata l’importanza del lavoro dei collaboratori, che spesso gestiscono attività complesse come la programmazione, il coordinamento e il monitoraggio di progetti scolastici. Questi incarichi, che richiedono formazione e competenze specifiche, non trovano riscontro né in termini di carriera né di remunerazione, rimanendo confinati in contrattazioni d’istituto spesso inadeguate.
ANCoDiS, ovviamente, ha una serie di proposte per affrontare la situazione.
Intanto – afferma il presidente Rosolino Cicero – “non si può più eludere la necessità di riconoscere giuridicamente e contrattualmente un collaboratore vicario ed uno staff organizzativo e didattico del dirigente scolastico opportunamente selezionato, organizzato e formato che rappresenta la condizione fondamentale per poter garantire efficacia ed efficienza all’azione educativa della scuola”.
Ad oggi i collaboratori del dirigente vengono retribuiti esclusivamente a carico dei fondi disponibili per la remunerazione accessoria; se è così – sostiene Cicero – “si intervenga sullo strumento contrattuale prevedendo un Piano Triennale per l’organizzazione e la gestione della scuola e creando un fondo per la squadra dell’autonomia”.
“Inoltre – aggiunge ancora Ancodis – si preveda la valorizzazione del servizio prestato nella collaborazione, l’assegnazione di un adeguato punteggio nella graduatoria interna di istituto e nelle operazioni di mobilità e il riconoscimento del servizio pluriennale quale prerequisito per l’accesso al concorso per DS (ovviamente con il possesso dei titoli culturali)”.
“Auspichiamo – conclude Rosolino Cicero – che finalmente il Ministero e le OO.SS. possano porre attenzione non soltanto ai lavoratori della scuola ma anche, così come sancito dall’art. 36 della Costituzione Italiana, alla qualità e quantità del lavoro dei collaboratori del dirigente scolastico e delle figure di sistema: la scuola autonoma funziona e porta avanti anno dopo anno il suo progetto educativo grazie al lavoro di progettazione, di programmazione, di coordinamento e di costante monitoraggio di migliaia di donne e uomini che vivono la scuola”.