
Nell’archiviare ormai definitivamente l’anno appena ‘svanito’, mi sono imbattuto su alcune affermazioni, rilasciate nei mesi finali del 2024, dei famosi intellettuali Crepet e Novara relative all’utilità o meno dei ‘classici’ compiti delle vacanze (o compiti per casa).
I loro pensieri erano, come a solito chiari, perentori, categorici e non lasciavano spazio o spiraglio alcuno a dubbi o possibilità di discussione.
In sostanza erano giudici negativi e stroncanti sui compiti per le vacanze e sugli esercizi per casa (almeno su come vengono di solito intesi), definiti sostanzialmente inutili e superflui, tanto superflui da auspicarne, al più presto, la loro totale cancellazione. Crepet ‘andava giù’ duro e diretto, in linea con il suo stile.
“I compiti delle vacanze sono il sintomo del fallimento della scuola. Una delega alla famiglia per colmare le lacune che la scuola non riesce a colmare da sola”.
Novara, in modo più garbato ma ugualmente deciso, optava per una cancellazione dei compiti a casa ‘tradizionali’ a favore d compiti di ‘realtà’ a contatto con il mondo: visite ai musei, esplorazione della natura, film all’aperto, viaggi, apprendimento diretto delle lingue, letture libere e nessun esercizio di memorizzazione.
Basta con lo studio mnemonico della grammatica e l’esercizio della memoria, meglio saper leggere un’epigrafe latina in una Chiesa.
Ora, per chi è estraneo al mondo della scuola le dichiarazioni dei due intellettuali potrebbero anche essere condivise, ma per chi, come lo scrivente, vive e soffre l’impegno educativo, le affermazioni delle due ‘auctoritates’ possono risultare superficiali, frettolose e forse anche improprie. Mi siano consentite allora alcune osservazioni sui ‘compiti delle vacanze’(e i compiti per casa). Assegnare all’allievo lavoro da svolgere a casa (durante le vacanze o da una lezione all’altra) non rappresenta minimamente (per quanto ne pensi Crepet) il fallimento della scuola (assurdo!). Si tratta soltanto di esortare il discente a continuare ad esercitarsi, in modo autonomo e intelligente, a casa (magari insieme a qualche compagno, anche tramite connessioni remote) sui temi affrontati in classe, per non perdere, causa il mancato allenamento, quanto ha appreso durante le lezioni o per poter verificare se e quanto ha capito le lezioni del docente. La correzione approfondita e analitica svolta successivamente in classe dall’insegnante chiude definitivamente la lezione, serve all’alunno a fargli comprendere quanto e se ha capito gli argomenti spiegati in classe in cui, poi, si è cimentato a casa e, nel contempo, gli permette, eventualmente anche con domande dirette al docente, di prendere coscienza dei suoi errori, di dissolvere dubbi e perplessità e di ampliare conoscenze, capacità e competenze.
La presenza dei genitori per svolgere gli esercizi assegnati non è richiesta (ma auspicabile). Certo, aiutare (se occorre), in maniera molto discreta e ragionata, i figli a svolgere i compiti (cosa ormai assai rara) darebbe ai genitori l’opportunità di rivalutare positivamente materie un tempo non troppo amate, di farle maggiormente apprezzare ai figli e (chissà) di consolidare il rapporto generazionale (rapporto sempre difficile), riuscendo magari a tenere i ragazzi (per quanto possibile) lontani dalle pericolose tentazioni dei social network. Altro che fallimento! Il cerchio scolastico è questo (o dovrebbe esserlo): si esce da scuola più ricchi di sapere, si entra a scuola (il giorno seguente) più e meglio preparati di prima (un’illusione?).
Passeggiate all’aperto, viaggi, incontri con popoli e lingue diverse, visite a musei, mostre, biblioteche, immersioni nella natura e niente grammatica, niente memoria, solo intuizione e deduzione. Niente male questi compiti ‘per casa’ (o per le vacanze) proposti da Novara!
Però, prima (eventualmente anche dopo) di essere così operativi, attivi e pratici (prima di agire in ‘campo aperto’) è necessario un minimo di teoria da svolgere in classe e a casa (su indicazioni ovviamente del docente). Per non tornare da queste attività esperienziali con un magro (magrissimo) bottino di conoscenze, occorre prima o poi (preferibilmente prima) fissare, non passivamente, qualche nozione a memoria attraverso un tradizionale e classico studio, da svolgere a scuola e a casa.
Ripeto: fissare qualche nozione ‘a memoria’. La memoria è parte della nostra intelligenza e del nostro essere. E’ una facoltà mentale fondamentale per il nostro sapere, la nostra autonomia, la nostra identità. Affidare la memoria ad altri, specialmente a delle macchine, significa perdere qualcosa, anzi molto, di noi stessi, essere meno liberi, non ‘ritrovarci’ più, alla fine anche dubitare di chi siamo e, soprattutto, di chi eravamo.
E poi per leggere un’epigrafe latina di una Chiesa occorre il ragionamento e anche la conoscenza, a memoria, della grammatica latina.
Sembra tutto così ovvio,eppure…
Come la lezione frontale, anche i compiti per casa sono, da anni, duramente bersagliati dai presunti ‘soloni’ dell’educazione. Eppure, la lezione frontale e i compiti per casa costituiscono (a mio modesto avviso) due pilastri fondamentali per una scuola efficace e vere alternative palesemente migliori di queste due ‘colonne didattiche’ non sembrano, al momento, esistere (cooperative learning, lezioni dal mattino alla sera?). Per ora la lezione frontale (o una pseudo lezione frontale) e i compiti a casa e per le vacanze (pochi compiti) sembrano resistere, ma segni di decadenza sono già apparsi, segni sempre più evidenti e devastanti. Fino a quando resisteranno?
Andrea Ceriani