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Concorsi docenti, prova scritta “a crocette”: per la sottosegretaria Frassinetti va cambiata, ma il decreto 75 la prevede esplicitamente

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Al Ministero si sta lavorando per cercare di porre rimedio alla gestione “imprecisa” (tanto per usare un eufemismo) degli ultimi concorsi a cattedre sui quali si sono abbattuti ricorsi e critiche di ogni genere.
Uno dei problemi maggiori riguarda l’utilizzo delle prove “a crocette”, prove che si sono rivelate dense di errori.
In una intervista pubblicata sabato 22 luglio dal quotidiano La Stampa, la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti sottolinea: “Stiamo parlando di un concorso bandito e organizzato dallo scorso governo, con metodologie che, alla luce dei fatti, meritano una certa riflessione; occorre cambiare le regole”
E aggiunge: “Mi pare di poter affermare con certezza che le domande a crocette hanno generato una serie di problemi gravi”.
Difficile conciliare queste dichiarazioni della sottosegretaria con un dato del tutto inoppugnabile: esattamente un mese fa il Governo ha approvato un decreto legge, il n. 75, che prevede proprio l’uso dei test a crocette per i prossimi concorsi per docenti.
Per la precisione l’articolo 20 del decreto recita: “Per i concorsi banditi a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente disposizione e per tutto il periodo di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sostenimento mediante l’ausilio di mezzi informatizzati, di una prova scritta con più quesiti a risposta multipla volta all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato in ambito pedagogico, psicopedagogico e didattico-metodologico, nonché sull’informatica e sulla lingua inglese. Al termine del periodo di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, possibilità di optare per una prova scritta con più quesiti a risposta aperta volta all’accertamento delle medesime competenze di cui al primo periodo”.

La spiegazione: bisogna fare in fretta, per poter rispettare gli impegni assunti con l’Europa di assumere nuovi docenti entro il 2024.
Adesso il decreto è fermo alla Camera per la procedura di conversione in legge e, al momento, non risultano emendamenti presentati su questo punto.
Anzi, per la verità, la Commissione Cultura ha già espresso sul provvedimento il proprio parere favorevole senza formulare osservazioni sul punto in questione.
Per il momento, dunque, quello della sottosegretaria Frassinetti sembra destinato a rimanere un auspicio che non trova però ascolto né in Parlamento né, forse, all’interno del Governo stesso.