Manca solo l’ufficializzazione in Gazzetta Ufficiale: breve, probabilmente il 29 settembre, verranno pubblicate le date della prova scritta del concorso straordinario, con inizio il 22 ottobre e termine delle verifiche il 9 novembre. L’avvio piuttosto celere delle operazioni del concorso riservato, fortemente mutato nelle prove rispetto all’impianto iniziale, risulta in linea con le anticipazioni della ministra Lucia Azzolina, che a fine luglio aveva parlato di prove da svolgere in autunno. Tuttavia, la collocazione temporale non sembra piacere al Partito democratico, che chiede una riflessione.
Commentando la comunicazione fornita ai sindacati sul concorso straordinario, la responsabile scuola del Pd, Camilla Sgambato, ha detto all’Ansa che “farlo ora significa stressare le scuole, che verranno private di molti docenti, i quali andranno a sostenere le prove del concorso. Avremmo preferito farlo a ridosso delle vacanze di Natale”.
Secondo Sgambato c’è ancora la possibilità di un ripensamento al fotofinish: “fino alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ogni ripensamento è possibile, la decisione spetta al ministero dell’Istruzione”, sottolinea la democratica.
Sgambato sottolinea anche la necessità di tutelare chi è in quarantena, “magari per un positivo presente nella scuola in cui insegna” e per i quali non sembrano previste prove ulteriori: va cercata una soluzione, per esempio trovando un’altra data per questi candidati o facendo loro svolgere la prova tutti in una stessa scuola: sarebbe ingiusto non farli partecipare al concorso”.
La responsabile Scuola del Pd è preoccupata anche dei tanti docenti precari, che dovendo partecipare alle prove concorsuali lascerebbero la cattedra appena assegnatagli.
“Solamente in Lombardia ci sono 16.500 candidati, la gran parte sono docenti delle regioni meridionali: spostare il concorso a Natale – ribadisce Sgambato – sarebbe insomma la cosa più giusta da fare”.
Anche il fronte sindacale ha diversi dubbi: Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti ritiene la tempistica già tardiva rispetto alle esigenze della scuola: “a pesare come macigni sulla tabella di marcia sono da una parte i numeri dei contagi, purtroppo in rialzo, e dall’altra i soliti nodi irrisolti che si presentano puntualmente a ogni tornata concorsuale: i compensi irrisori percepiti dai commissari e la mancanza dell’esonero dal servizio per i docenti impegnati nelle commissioni. Due fattori che, come da sempre denuncia la Gilda, scoraggiano fortemente gli insegnanti più qualificati dall’assumere l’incarico”.
“Considerate le notevoli difficoltà del momento – sostiene Di Meglio – il calendario concorsuale sembra più una mossa propagandistica da parte del Ministero che un’intenzione reale. Senza poi tenere conto del solito modus operandi per cui certe informazioni, come questa riguardante le modalità di espletamento del concorso, vengono rese note agli organi di stampa prima di qualunque confronto con le organizzazioni sindacali”.
“Visto che il ministero assume decisioni unilaterali, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – ovviamente tutte le conseguenze ricadranno soltanto sulla sua responsabilità”.
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