
Un’inchiesta della Procura di Milano ha portato alla luce un presunto sistema di tangenti al Conservatorio “Giuseppe Verdi”, coinvolgendo sei docenti accusati di aver richiesto pagamenti illeciti agli aspiranti allievi. L’indagine riguarda esami di ammissione ai prestigiosi corsi accademici di canto, con acconti dai 9.000 ai 12.000 euro per “pacchetti” di lezioni che, secondo gli inquirenti, mascheravano vere e proprie tangenti.
Secondo le ricostruzioni riportate dal Corriere, i docenti avrebbero sfruttato il loro ruolo nelle commissioni d’esame per favorire i candidati disposti a pagare, molti dei quali studenti cinesi. In alcuni casi, i mediatori tra docenti e studenti traducevano le richieste corruttive. Oltre al denaro, sarebbero stati accettati gioielli e cellulari come forme di compenso.
La Procura accusa quattro docenti di corruzione, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità, chiedendo per loro gli arresti domiciliari o l’interdizione dall’insegnamento. Lunedì mattina, i docenti si sono presentati davanti alla giudice Alessandra Di Fazio per un interrogatorio preventivo, come previsto dalla recente riforma Nordio, che impone il contraddittorio anticipato in casi di reati contro la pubblica amministrazione. Un aspetto cruciale dell’indagine è il presunto abuso d’ufficio legato alle lezioni private a pagamento, vietate espressamente per i docenti della scuola pubblica. Tuttavia, con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio nella riforma Nordio, questa imputazione non sarà perseguibile, costringendo la Procura a chiedere l’archiviazione su questo punto. Nei prossimi giorni, il giudice deciderà se accogliere le richieste di misura cautelare avanzate dal pm Giovanni Polizzi.
Il Conservatorio di Milano, uno dei più grandi e prestigiosi d’Europa, è parte lesa in questo caso che rischia di macchiare la sua reputazione.