Home Personale Convenzioni docenti per treni e agriturismi, i presidi apprezzano l’idea Valditara mentre...

Convenzioni docenti per treni e agriturismi, i presidi apprezzano l’idea Valditara mentre per la Flc-Cgil sono “mancette” per coprire gli stipendi magri

CONDIVIDI

Sta determinando reazioni alterne l’annuncio del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, delle convenzioni dedicate a docenti, dirigenti e collaboratori: “Tutto il personale che lavora nella scuola – ha fatto sapere il numero uno del Mim – avrà sconti che andranno fino a un massimo del 30% su treni, aerei, negozi, agriturismi e mercati che aderiscono alle convenzioni sottoscritte tra Ministero, aziende e associazioni di categoria”. Dalle prime informazioni, comunque, le agevolazioni risultano in media attestarsi sul 10-15%.

Secondo i presidi, le convenzioni sono interpretate positivamente: per Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp, quella del ministro Valditara è “una innovazione con cui il mondo dell’istruzione si pone al passo con quello delle aziende private e dei loro fringe benefits”:

“Si tratta – ha continuato il leader Anp – di una iniziativa innovativa che valuto molto positivamente in quanto viene incontro alle concrete necessità del personale della scuola. Personale che potrà viaggiare e acquistare beni a prezzo agevolato. Ritengo particolarmente apprezzabile la possibilità di viaggiare, perché si tratta di una attività sempre più praticata da tutti noi: i viaggi accrescono le conoscenze, aprono la mente e ci rendono persone più ricche e colte”, ha concluso Giannelli.

La Flc-Cgil conferma invece tutta la sua contrarietà all’iniziativa del Ministro, ribadendo quanto espresso il giorno prima: al sindacato non è piaciuta nemmeno l’idea della lettera inviata da Valditara “al personale della per annunciare trionfalmente di aver assunto, nella sua sovrana solitudine, la magnifica decisione di elargire specifici benefit a favore di docenti, Ata e dirigenti”.

Secondo Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil, si stanno esaltando delle “mancette“, a dispetto dagli accordi presi di recente dallo stesso Ministro con i sindacati.

 “Con il ministro Valditara – ricorda Fracassi – sulla questione salariale nella scuola avevamo avuto un’altra impressione, che il suo impegno sarebbe stato quello di ottenere risorse importanti per il contratto 2022-2024 e non qualche scampolo con cui si crede di tenere buona la categoria”.

“Riteniamo un insulto – ha continuato la numero uno della Flc-Cgil – questo modo di procedere. Insulto al personale che chiede di recuperare il potere di acquisto, che, come certificano i dati Ocse di solo un mese fa, è diminuito del 4% mentre è aumentato di altrettanti punti a livello europeo arrivando a perdere, senza recupero, ben 4/5.000 euro annui per ciascun lavoratore, visto che l’inflazione cumulata si attesta oltre il 18%. Insulto alla legge che non viene rispettata: il salario si contratta e non si elargisce paternalisticamente. Insulto al sindacato a cui si fa un discorso ufficiale e poi, con procedura autoritaria, si scavalca”.

“Se questa è l’ennesima bandierina propagandistica per nascondere la mancanza di stanziamenti per i salari dei lavoratori, sappia che non accetteremo di scambiare le risorse per il contratto con un piatto di lenticchie, in senso, purtroppo, non figurato. Anche per queste ragioni saremo in piazza sabato 7 ottobre per rivendicare, non gentili concessioni, ma quello che ci spetta”, conclude Gianna Fracassi.

Anche l’Anief ha più di qualche perplessità, perché la priorità rimane il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 con importanti aumenti stipendiali: quella dei benefit ai docenti per viaggiare e per gli agriturismi viene definita dal presidente Marcello Pacifico “un’idea buona che non può però distogliere l’attenzione dalla paura di non avere risorse previse per la scuola nella Legge di bilancio, dalle necessità di adeguare gli stipendi all’inflazione”.

Secondo il sindacalista, “la situazione del personale scolastico è sempre più problematica, sul filo della soglia della povertà rispetto all’aumento del costo della vita degli ultimi 20 anni, soprattutto se pensiamo ai docenti fuori sede che devono mantenersi in una città lontano dalla propria residenza, con caro affitti e viaggi costosissimi per tornare dalle proprie famiglie”.