‘Scuole chiuse in tutta Italia’: è la scritta che ha dominato sui social e nelle chat per una mattina intera, quella del 25 febbraio, nelle stesse ore in cui il premier incontrava la protezione civile per decidere il protocollo da adottare in modo da fronteggiare l’avanzata del Coronavirus. Peccato che era una “bufala” colossale.
“Il presidente del consiglio Conte Giuseppe – riportava la fake news – dispone la chiusura di tutte le scuole d’Italia di ogni grado e ordine per la grave e allarmante situazione che incombe sulla nostra nazione. Al fine di tutelare la salute nazionale e degli studenti fino al 5 marzo 2020 le scuole di ogni grado e ordine saranno chiuse. A breve uscirà la disposizione ufficiale sul sito del ministero. www.interno.gov.it”.
La “bufala”, si è così bene ramificata sui vari canali interattivi, in particolare su WhatsApp, che in molti l’hanno presa sul serio.
Certo, la maggior parte ha giustamente pensato che fosse uno scherzo di martedì grasso.
Uno scherzo che, però, sul web, il media che si porta in tasca, ha il potere di diventare qualcosa di diverso: più di qualche volta, soprattutto quando riguarda quasi dieci milioni di famiglie, diventa una notizia (falsa) di cui tutti parlano. Sino a diventare informazione (falsa) che fa opinione.
Perché anche se il canale è palesemente informale e il contenuto non è attendibile, attraverso questi canali comunicativi si va a determinare una sorta di aspettativa che entra nella testa della gente.
Gli esperti di comunicazione lo sanno bene. Tanto che nella stessa giornata, sia Palazzo Chigi, sia la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, hanno smentito la notizia.
Prima con le parole. Poi con i fatti: in conferenza stampa, Giuseppe Conte ha parlato di “chiusura delle scuole ingiustificata nelle zone fuori da focolai” e di trattamento diversificato a seconda dei territori.
La “bufala” però aveva fatto strada. Come la fantasia che supera la realtà, si era insinuata tra i tanti (milioni di persone) che l’avevano letta, commentata e inoltrata.
Così, alla fine della giornata, la stessa moltitudine di persone (genitori, studenti, docenti e gene comune) si sono chiesti: ma il premier Conte ha fatto bene a tenere aperte le scuole anche dove non ci sono contagiati? La risposta, in altri tempi, sarebbe stata scontata.
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