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Crepet da Cattelan: “Stop ai voti? Come dire a Sinner di giocare senza punti. Sono per una scuola esigente”

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Lo psichiatra Paolo Crepet è stato ospite della trasmissione di Rai2 Stasera C’è Cattelan, condotta, appunto, da Alessandro Cattelan. Tra gli argomenti da lui toccati nel corso dell’intervista non poteva mancare la scuola: ecco alcune parole dello scrittore.

Crepet ha ribadito ciò che pensa in merito alla possibile eliminazione dei voti a scuola con una potente similitudine, citando un celebre tennista: “Io sono per una scuola esigente, per un’educazione esigente. Se io sono esigente tu crescerai esigente. Essere esigenti fa fare le cose al meglio. Togliere i voti è come dire a Sinner: ‘Domani giochi e non ci sono i punti, non c’è il tabellone’. E allora cosa vai a fare?”.

“Ci sono sconfitte importantissime nella vita”

“Morte, dolore di questi giorni: bisogna spiegarli ai ragazzi, spiegare che esiste questo. Nel cielo ci sono le nuvole, non possiamo toglierle, diventa banale e scorretto. Bisogna navigare sapendo che c’è un porto dove ci possono essere persone amiche o no. Non bisogna smettere di navigare per questo. La nostra anima è indocile, dobbiamo sbattere contro gli ostacoli. Ci sono sconfitte importantissime nella vita così come ci sono vittorie pericolose”, ha aggiunto lo psichiatra, spiegando perché è importante che, nella vita, siano presenti anche degli ostacoli.

Il dibattito

Nella sua consueta rubrica “Il caffè” che trova spazio sul Corriere della Sera, anche il noto giornalista Massimo Gramellini ha parlato della valutazione a scuola, dando una sua opinione, in riferimento al liceo Bottoni di Milano che ha deciso di abolire le pagelle del primo quadrimestre.

“Comincia a venirmi il dubbio che a dettare certi provvedimenti difensivi non sia tanto l’aumentata fragilità dei destinatari, quanto quella di genitori e professori, terrorizzati all’idea che i giovani si misurino con una prova che tra i suoi esiti prevede l’insuccesso” scrive Gramellini che racconta la sua esperienza da studente:

“Forse un tempo si era meno sensibili, ma ricordo la sera in cui, durante la cena, confessai a mio padre di aver preso un brutto voto in matematica. Avevo lo stomaco chiuso e non toccai cibo. Lui invece mangiò con gusto e al momento di alzarsi da tavola si limitò a dirmi: “Vai a studiare le equazioni perché domani mattina ti interrogo”. Credo che quella notte mio padre abbia dormito benissimo, e se pure avrà pensato che io stessi soffrendo, l’avrà considerata una tappa necessaria della mia crescita”.