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Crisi di Governo e riflessi sulla scuola: Draghi deve restare o lasciare l’incarico? PARTECIPA AL SONDAGGIO

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La situazione è fluida e la crisi di Governo potrebbe risolversi in modo inaspettato, ma non più tardi di domani, mercoledì 20 luglio, il destino del governo Draghi dovrebbe esserci più chiaro: il presidente del Consiglio Mario Draghi, infatti, riferirà al Senato e poi alla Camera. In queste ore ha in preparazione il discorso, in vista della fiducia, che potrebbe non arrivare. La Conferenza dei capigruppo della Camera tornerà a riunirsi oggi alle 16.30, per stabilire tempi e modalità del dibattito.

Riflessi sulla scuola

Le sorti del Governo sono strettamente legate anche al mondo della scuola, come abbiamo spiegato, dato che la caduta di Draghi metterebbe a rischio sia il rinnovo del contratto 2019-2021 (i sindacati temono che si freni sulla trattativa poiché le risorse con la nuova Legge di Bilancio sarebbero ad alto rischio); sia la riforma del reclutamento e della formazione docenti (i decreti attuativi, così come il Dpcm atteso entro il 31 lugliopotrebbero restare fermi al palo).

Alla luce di queste considerazioni La Tecnica della Scuola interroga i propri lettori: Draghi deve lasciare l’incarico o deve rimanere?

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Le forze in campo e il dibattito aperto

Per quanto riguarda la crisi di governo, “adesso la decisione non spetta a noi ma al premier Draghi,” così il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. “Proseguire a tutti i costi nella responsabilità di governo senza chiarire l’agenda sociale all’interno del governo, sarebbe questo sì un atteggiamento irresponsabile”. Lo ha detto all’assemblea dei gruppi parlamentari. “Il paese è in una condizione davvero drammatica. Di fronte a questo, l’atteggiamento di responsabilità ci impone di chiedere al Presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell’agenda di governo”, ha detto. “Draghi deve valutare le condizioni e decidere il perimetro di questo percorso. La nostra linea è molto chiara e coerente” aggiunge.

Matteo Salvini, dal canto suo, è aperturista nei confronti del presidente del Consiglio Mario Draghi e sottolinea che sul tema del voto ancora nulla è deciso: “Ho stima per Mario Draghi, vedremo se si andrà alle urne o no”.

Silvio Berlusconi resta sulla porta per seguire gli ultimi sviluppi della crisi di governo e per questo si è recato a Roma, a osservare da vicino gli eventi. A quanto pare, secondo fonti di AdnKronos, non incontrerà i suoi ministri, Gelmini, Brunetta e Carfagna, considerati draghiani di ferro dagli azzurri più oltranzisti, ma farà il punto con il numero due del partito, Antonio Tajani e con i capigruppo di Camera e Senato, Anna Maria Bernini e Paolo Barelli.

A chiedere con insistenza che si vada al voto è Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia: per lei non c’è altra soluzione che le elezioni anticipate. Lo ribadisce con un un tweet: ”Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani”.

Enrico Letta, con i segretari regionali del Pd, parla di pertugio, l’unico spiraglio alla ricomposizione della crisi “per proseguire l’esperienza d’unità nazionale”, ma comunque “bisogna prepararsi a ogni evenienza,” puntualizza.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in conferenza con la stampa estera va giù pesante contro l’ex presidente del Consiglio: “Draghi è uno statista, Conte è uno stagista” e nel merito della questione ha commentato: “Sono speranzoso e ragionevolmente ottimista sul fatto che la crisi possa rientrare. Perché penso che nessuno, né a Roma né a Bruxelles, abbia bisogno di un’Italia debole”. Maria Elena Boschi in queste ore aggiunge: “Noi di Italia Viva non mettiamo veti, siamo con Draghi”.

Anche i sindaci, a quanto pare, stanno con Draghi: “Ieri sera abbiamo superato le 1500 firme, siamo quasi a 1600″ per l’appello al premier affinché rimanga in carica, e “probabilmente arriveremo a 2000 prima del discorso del presidente Draghi al Senato”. Così Dario Nardella, sindaco di Firenze, in collegamento con Omnibus su La7. “C’è un’adesione larghissima – ha aggiunto – che va da nord a sud, dal centrosinistra al centrodestra, e che nasce da una preoccupazione oggettiva, quella che noi viviamo ogni giorno sul territorio”. Le firme? “un dato sorprendente – conclude Nardella – mai vista una cosa del genere: evidentemente c’è un sentimento fortissimo”.