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Critiche anche dall’estero alle classi ‘ponte’, ma la maggioranza le difende

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Il polverone sollevato dalla mozione della Lega Nord, approvata nei giorni scorsi dalla Camera, per  introdurre delle classi “d’inserimento” rivolte agli studenti extracomunitari con maggiori problemi nella comprensione e nel parlare la lingua italiana, ha varcato i confini nazionali. Forti perplessità sul destino didattico di questi alunni non italiani sono giunte dal Commissario europeo agli Affari sociali e le Pari Opportunità Vladimir Spidla: ” fare una separazione drastica – ha detto il commissario europeo – non penso sia una buona soluzione: penso che sia molto difficile accettare l’idea che ci siano delle classi separate per tutta la durata della scuola, ma laddove ci siano situazioni particolari tutto è possibile perché la responsabilità è dei singoli Stati”, ha detto Spidla.
L’alto esponente dell’Ue non sembra affatto d’accordo con la proposta avviata dalla Lega e difesa strenuamente da quasi tutta la maggioranza, Ministro Gelmini compreso. Avrebbe preferito altre soluzioni, come “progetti specifici: il concetto che io trovo più importante – ha aggiunto Spidla – è quello che l’integrazione deve arrivare da entrambe le parti. Posso immaginare delle classi transitorie che diano delle funzioni specifiche come per esempio lo studio della lingua per assicurare alle persone – ha concluso – un passaggio graduale e più tardi nel tempo”.
Eppure il modello delle classi ponte (o di inserimento) in Europa sembrerebbe già largamente adottato. Almeno a sentire Mario Mauro (Forza Italia), vicepresidente del Parlamento europeo, secondo cui “il solo mettere insieme persone provenienti da culture diverse non basta a costruire le condizioni dell’integrazione. La ferita della discriminazione può rimanere aperta per tutta la vita, se un bambino non possiede una base prima di tutto linguistica per potersi inserire in un contesto ignoto”.
Mauro propone quindi di “seguire l’esempio tedesco”, dove ” la competenza nella lingua di insegnamento è ovviamente una priorità fondamentale”. In Germania, spiega il parlamentare europeo, “un anno prima della registrazione nella scuola elementare, i figli di immigrati devono fare un test di lingua, e se non lo passano, sono invitati a seguire un corso di lingua presso l’asilo o presso la scuola elementare stessa. Il corso di lingua è rivolto ai figli di famiglie immigrate nati in Germania o arrivati in Germania ancora molto piccoli. Circa il 50% dei figli di immigrati necessitano del corso”.
Gli echi delle polemiche però non si placano. Anzi, sembra che stiano facendo il giro del mondo. Della vicenda si è occupato anche il quotidiano saudita ‘al Watan’, secondo cui la mozione leghista sui figli di immigrati più in difficoltà viene giudicata addirittura una “nuova iniziativa razzista del parlamento di Roma: l’Italia – scrive il giornale arabo – vieta agli stranieri di studiare con gli altri alunni”. Il quotidiano saudita in una corrispondenza da Roma, riporta anche il commento “risentito” del deputato di origini marocchine Suad Sbai che vede nell’applicazione del provvedimento “il rischio di provocare una grande voragine nella società italiana”, come scrive il giornale.
Intanto in Italia, dopo che la contrapposizione non ha risparmiato nemmeno le più alte cariche dello Stato (come il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che a difeso la mozione), anche il Ministro Gelmini ha deciso di schierarsi. “Senza la conoscenza della lingua italiana – ha detto il responsabile dell’Istruzione – non c’è integrazione: se vogliamo accogliere in maniera adeguata i bambini stranieri è giusto investire risorse perchè questi bambini possano conoscere lingua italiana e quindi integrarsi al meglio”. Secondo Gelmini “non si tratta di un problema di razzismo ma didattico: oggi la scuola non riesce ad assolvere al meglio ad una funzione importante, integrare gli alunni immigrati. Ci sono problemi legati all’inserimento dei bambini stranieri nelle classi – prosegue – perchè molti non conoscono l’italiano. Molte classi rallentano l’apprendimento degli alunni, soprattutto l’integrazione di quelli stranieri perchè – conclude Gelmini – non ci sono corsi specifici della lingua italiana”. Corsi che però, ribattono all’unisono i detrattori della mozione, non si possono certo realizzare ghettizzando i ragazzi stranieri.