Home Generale Da Kierkegaard a Brancati, da Don Giovanni a Casanova: fenomenologia dell’infedeltà

Da Kierkegaard a Brancati, da Don Giovanni a Casanova: fenomenologia dell’infedeltà

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Pare che l’infedeltà nasca, secondo alcune indiscrezioni sentite qua e là, dalla eccessiva intelligenza e irrequietezza, mista alla voglia di fare, di cui certi spiriti liberi, o forse troppo prigionieri di se stessi, sarebbero dotati, per cui sfogherebbero questo irrefrenabile slancio, cercando altre donne gli uomini e altri uomini le donne.

Soeren Kierkegaard, che guardava le cose da un punto di vista maschile, dice invece che la sindrome del conquistatore, quella cioè del don Giovanni, colpisce gli uomini immaturi. 

Il grande seduttore infatti non amerebbe una donna ma la donna come immagine simbolica e compiuta e dunque come archetipo della femminilità e della madre terra.

Ma ci sarebbero pure i seduttori dell’intelletto per i quali la donna è “l’oggetto di un vagheggiamento erotico che avvolge e turba questa tipologia di uomo senza che intervenga una eccessiva smania di possesso; e più è egli rifiutato dalla donna più si innamora e cerca disperatamente di conquistarla, perdendo per lei il sonno e la pace e forse pure qualche altra cosa. 

L’amante spirituale avrebbe bisogno di creare nella donna l’abbandono più assoluto” per poi colpire, aggiungiamo noi, perché altrimenti il cerchio non si chiude mai e diventa impossibile narrare l’accaduto, con tutti i particolari. 

Sennonché, anche questa caratteristica maschile, illustrata con pathos da quella gioventù descritta da Vitaliano Brancati, pare sia passata dall’altra parte, da quella delle femmine, se i discorsi carpiti, per assoluto caso, l’estate scorsa in spiaggia, sono veritieri.

Che due uomini, o un pugno di perditempo, in un luogo qualunque raccontino storie galanti è fatto sancito dalla più bieca banalità, ma che due donne o un pugno di casalinghe mischiate a impiegate insieme ad affermate manager e insegnanti di ogni ordine di scuola si vantino delle loro arti seduttive e delle conquiste è avvenimento non comune, almeno per le nostre vecchie orecchie, s’intende.

Ma basta fare una breve passeggiata nei boschi comunicativi di internet per capire che questo fantastico mondo passionale e cerebrale, spirituale e sensuale è in grande espansione. 

E pare ancora che proprio queste litanie sussurrate fra le donne si stiano sempre più divulgando, tanto che talune amerebbero mettere perfino una tacca sul gagliardetto personale per ogni cuore conquistato.Sarebbero costoro, in altri termini, delle Casanova in gonnella, delle rinnovate Messalina, delle epigone della famosa Giovanna D’Aragona, che durante una notte di tempesta, sotto un castagno dell’Etna, fece fuori ben cento cavalieri,  delle dark lady in cerca di avventure e cuori da agguantare e poi distruggere. 

E poi tutte le giustificazioni per il tradimento e l’infedeltà coniugale, ci diceva un’altra piacente e piacevole signora, sempre in spiaggia l’estate scorsa, sarebbero legittime. L’una perché il marito è distratto e la trascura (la più banale), l’altra perché presume scappatelle tradimentose del coniuge (la capziosa) e l’altra ancora (la più onesta) perché le piace scoprire altri recessi e altri anfratti della misteriosa foresta equatoriale maschile.

Categorie a parte, sarebbero certe separate che quando dicono di non volere più uomini fra i piedi, vuol dire che ne hanno famelico bisogno, sempre a parere della signora.

Tra le nubili per necessità la letteratura spiaggiaiola e ombrellonesca è vastissima e anche molte di loro, quando le viene fatta giusta e l’occasione lo permette, non lesinano vanterie marinare, come quella della signorina, avanti negli anni ma ancora sensuale e giunonica, che affittò una barca per pescare uomini: quale migliore e discreta alcova di un vascello in giro per il mare e cullato dagli inattesi e lunghi suoi brividi? 

Ci raccontava la fatidica signora che le remate del primo uomo per fare scivolare la barca sulle onde imprevedibili e sinuose furono così sublimi e forti che lei ci prese tanto gusto da ripetere quell’esperienza con altri uomini e altri ancora.

Quanti siano stati in tutto i vogatori irretiti dalla donna, la signora sulla spiaggia non sapeva. Sapeva tuttavia che il tratto della costa frequentato da quella nuova Circe da allora andò sempre più a spopolarsi, finché nessun uomo più piantò da quelle parti il suo ombrellone.