Home Precari Da ottobre senza stipendio: la denuncia di una precaria

Da ottobre senza stipendio: la denuncia di una precaria

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Succede a Sassuolo, in provincia di Modena, dove una  supplente di Lettere nel locale Istituto Alberghiero denuncia di non essere più stata pagata dal mese di ottobre.

La notizia è riportata dal Resto del Carlino che, intervistando la docente, scrive: “Ho firmato il contratto a tempo determinato il 24 settembre scorso per una cattedra completa di 18 ore settimanali. Da allora mi sono stati corrisposti soltanto gli stipendi dei pochi giorni di settembre e del mese di ottobre; dal 23 ottobre a oggi, non sono più stata pagata”.

La sua fortuna, spiega la docente, sta nel fatto che a casa entra lo stipendio del marito e dunque si riesce ad andare avanti, mentre sia il sindacato che la segreteria, a cui ha chiesto aiuto, avrebbero risposto che “il problema sta a monte e i miei stipendi sarebbero ancora ‘bloccati’ al ministero; o almeno, questo è quanto mi è stato riferito”.

Anche lo scorso anno ha avuto similare andazzo, spiega la prof: “Avevo due contratti: nella prima scuola, dove avevo un contratto con scadenza al 30 giugno 2024, venivo pagata regolarmente, ma nell’altra, dove facevo supplenze che si rinnovavano di volta in volta, non mi hanno pagata per tre mesiGli arretrati sono arrivati soltanto a gennaio 2024”.

Solleva pure la docente la questione della malattia, che se capita parte “una riduzione drastica dello stipendio”.

Ma chiarisce soprattutto il fatto che per arrivare alla cattedra ha dovuto spendere fior di quattrini devoluti per i crediti formativi “per un costo che varia tra i 2.000 e i 3.000 euro a seconda della facoltà che li somministra. E tutto questo per partecipare a concorsi che non garantiscono alcuna stabilità”.

Commenta alla fine: “Sembra assurdo, ma tanti insegnanti si sentono miracolati anche solo ad avere la prospettiva di uno stipendio. Mi è capitato spesso di raccontare la mia storia e sentirmi dire: ‘Ma cosa vuoi che sia? Tanto, prima o poi lo Stato paga’.Ma se questa diventa la normalità, mi chiedo come si possa sperare che la scuola offra un servizio di qualità ai nostri ragazzi”.