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La Giornata Internazionale della Donna è l’occasione per fermarsi, riflettere, scioperare e ricordare di prendere posizione “contro l’economia di guerra, che sposta le risorse sul riarmo, a scapito della spesa sociale e di investimenti in scuola, università e sanità pubbliche” e contro il ddl Sicurezza. A sostenerlo è l’associazione Non Una Di Meno, che per l’8 marzo ha proclamato uno sciopero “transfemminista, dal lavoro produttivo e riproduttivo, dei consumi, dai ruoli imposti dal genere” spiega l’associazione, ricordando che sono diversi i sindacati che hanno proclamato la protesta per l’intera giornata: lo sciopero è previsto anche per chi opera nella scuola (dove per oltre l’80% i dipendenti sono donne), anche se va detto che la maggior parte degli istituti il sabato è chiuso.
La protesta coinvolgerà “i settori più precarizzati e meno tutelati, per cui il lavoro si estende sulle 24 ore e sui 7 giorni, a partire dal lavoro di cura: il welfare si sta reggendo sempre di più sul lavoro privato e sottopagato di badanti e colf, innanzitutto migranti, e sul lavoro gratuito di donne e soggetti femminilizzati nelle case”.
Da questo punto di vista, la scuola può considerarsi in linea generale un’isola felice (per la stabilità del posto per chi è di ruolo, ma i periodi lunghissimi di precarietà del personale ad inizio carriera e gli stipendi ridotti (per tutti oltre 4mila euro in meno l’anno rispetto alla media della Pa) mettono sempre più in dubbio la sua solidità generale.
L’intento è “estendere lo sciopero alle categorie e alle condizioni che ne sono formalmente escluse, e visibilizzare il lavoro povero, sommerso, informale, gratuito, le forme ibride di formazione/lavoro. Lo sciopero dei consumi inoltre intreccerà forme di blocco e boicottaggio delle filiere di finanziamento della guerra e del genocidio”.
Sono previsti cortei, presidi, piazze tematiche e azioni performative in più di 60 città: a Roma, la manifestazione partirà alle 10 da piazza Vittorio Emanuele con arrivo a Circo Massimo, mentre alle ore 17 ci sarà un concentramento a Largo Argentina “con artiste e lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura e di Teatro di Roma, colpiti in modo sempre più violento da privatizzazioni e precarizzazione del lavoro”.
I manifestanti esprimeranno il loro ‘no’ “al governo Meloni e all’asse dei governi ultrareazionari che trasformano in target le persone migranti, povere, trans, disabili, le femministe e chi ricorre all’aborto, le persone disabili, le attiviste”.
Invece, la Fondazione ‘Una Nessuna Centomila’ ha organizzato una serie di eventi per ricordare i diritti conquistati e “denunciare quelli ancora negati”: la campagna, realizzata dall’agenzia Hobo e inserita nel circuito di Urban Vision, grazie alla collaborazione con la media company, intende accelerare i tempi verso l’equità di genere, perché se continuiamo di questo passo, ricordano i promotori, ci vorranno ancora circa 134 anni per raggiungere la parità di genere a livello globale.
In troppe parti del mondo, essere donna significa lottare per l’istruzione, per la sicurezza, per il diritto di scegliere. Questa campagna ha un messaggio universale forte e chiaro: il cambiamento non si costruisce in un giorno, ma nella costanza di ogni passo, in ogni protesta, in ogni voce che si alza.
Gli organizzatori hanno espresso grande soddisfazione di sapere che il film italiano dei record e diventato un emblema della Fondazione “C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi, verrà proiettato in Cina, in occasione della Festa internazionale della Donna, accompagnato dallo spot – sottolineato in cinese – di Una Nessuna Centomila “Se io non voglio tu non puoi” realizzata per il 25 novembre – Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne – con decine e decine di volti del mondo artistico italiano e divenuto immediatamente virale.
A Milano e Roma muoverà il suo primo passo una nuova alleanza con Rinascente che l’8 marzo supporterà i progetti della Fondazione donando il 10% dei ricavi netti della cena organizzata in tutte le Food Hall della collezione di store Rinascente e amplificando su tutti i suoi canali di comunicazione la nuova campagna e le iniziative promosse.
Infine a Brescia la Fondazione Una Nessuna Centomila è accanto a Music Innovation Hub all’interno di Futura Expo, partecipando al palinsesto di incontri di Futurae Heroes, il programma che proietta i giovani e le giovani nello sviluppo sostenibile, con un panel dal titolo: “Fare sistema per prevenire e contrastare la violenza contro le donne” che vedrà la partecipazione di Paola Turci, una delle artiste più attive del Laboratorio della Fondazione.
Intanto, la Coldiretti ha fatto sapere che per festeggiare l’8 marzo quasi un italiano su due (45%) regalerà una mimosa o un fiore, che risulta l’omaggio più gettonato, grazie all’impegno dei florovivaisti per garantirne la disponibilità nonostante i gravi problemi causati dal clima.
Un altro 14% si indirizzerà invece verso dolci, cioccolatini o altro. Ma ben il 41% non farà omaggi. Complessivamente sono circa 1,2 milioni di chili le mimose, l’equivalente di 12 milioni di mazzetti da 100 grammi l’uno, che saranno – segnala una stima dell”organizzazione agricola – destinate in Italia al mercato interno in occasione della festa, pari a oltre la metà della produzione italiana “nella quale gioca un ruolo importante anche l’export”.
I prezzi dei rami di mimosa – ha fatto sapere Coldiretti – variano notevolmente a seconda della dimensione del mazzetto e arrivano fino a 10 euro per i rametti più piccoli, per salire fino ai 20 euro e oltre per i mazzi più grandi o per le piante in vaso.
L’organizzazione agricola rileva inoltre che “il clima ha tagliato quest’anno di circa il 15-20% la produzione di mimose a causa delle anomalie climatiche, con la fioritura anticipata a causa di un gennaio insolitamente caldo cui hanno fatto seguito sbalzi termici e maltempo, senza dimenticare la proliferazione di parassiti che hanno attaccato la pianta”.