Home Attualità “Dammi 100 euro o dico che mi hai stuprato”

“Dammi 100 euro o dico che mi hai stuprato”

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Però un ragazzo non ha pagato e ha confessato tutto al suo prof che ha chiamato la polizia. In tanti tuttavia hanno chiesto soldi ai genitori accettando il ricatto di queste diaboliche “baby squillo” 
Ma per tre ragazze “dark”, non significa che tutte sono simili, nonostante gli esempi e i modelli che si ricevono. 
“Non è giusto. I miei genitori non lavorano e a casa non abbiamo soldi, ma non mi prostituirei mai – confida Francesca, avvicinandosi a un gruppo di amiche – Si trova sempre un’altra soluzione. La dignità è la prima cosa”. 
Di parere simile, racconta Leggo.it, anche Alessia: “Il sesso e l’amore hanno perso valore. Ora si fa così, tanto per divertirsi o magari per essere popolare. Piuttosto che fare una cosa del genere vado a pulire i cessi in stazione. Vendo i miei vestiti, prima di vendere me”.
 
Anche i maschi sono scossi: “Magari io sono uno su cento, ma credo che si debba provare qualcosa per fare l’amore. Non è logico vendersi. E poi ricattare è squallido”. 
In ogni caso, scrive sempre Leggo.it, molto diffusa tra i giovani è la pratica del sexting: ci si fotografa o ci si filma con il telefonino, nudi, spesso in pose provocanti. Lo si fa di nascosto dai genitori e si inviano le immagini. Così si diventa autori di pornografia, spesso con proposte di sesso a pagamento. “Abbiamo inviato al cliente foto che ci ritraevano nude, a me ha mandato una ricarica di 15 euro, a Chiara di 10”, raccontano alcune ragazze, mentre secondo la psicologa “gli adolescenti sono continuamente stimolati, ma allo stesso tempo sono scomparsi gli strumenti per orientarsi e capire come vivere questi stimoli. Occorre, inoltre la giusta risposta alle loro domande”.