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“Diamoci una mossa”: così si appanna il mito play station

Promuovere sani stili di vita conduce i giovanissimi stare meno tempo davanti alla play station e, nel contempo, a svolgere maggiore attività fisica: è quanto emerge dai primi due anni di attuazione del progetto biennale “Diamoci una mossa” che ha esaminato oltre 36.000 bambini, i loro genitori e gli insegnanti di 1.500 classi della scuola primaria in 41 città italiane.L’indagine riguarda gli anni scolastici 2006-2007 e 2007-2008 ed è frutto di un Protocollo di intesa tra il Ministero della Salute e gli Enti di promozione sportiva Uisp (Unione italiana Sport per tutti), Csi (Centro sportivo italiano), e Us Acli (Unione sportiva Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) nell’ambito del Programma “Guadagnare salute – Rendere facili le scelte salutari”, finalizzato a promuovere e facilitare l’assunzione di abitudini salutari da parte della popolazione nell’ottica della prevenzione delle principali patologie croniche. Il concetto che il progetto vuole far passare è che attraverso la promozione di una sana attività fisica si educa il giovane ad abbandonare gradualmente gli stili di vita dannosi: “Diamoci una mossa” si basa infatti anche sull’idea della promozione del movimento e sulla creazione di spazi quotidiani di attività fisica che non possono essere separati da uno stile alimentare basato sull’adesione a semplici principi di nutrizione sana.
I risultati, raccolti attraverso dei questionari, ci dicono che nei bambini esaminati dopo anni di crescita costante dell’uso videogiochi c’è stata un’inversione di tendenza. A vantaggio proprio delle attività sportive. Ad illustrare la situazione è Fabio Lucidi, docente di Psicologia 2 all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, che ha messo in evidenza come una maggiore attività fisica tra i bambini abbia favorito la diminuzione del 9% delle attività completamente sedentarie come quelle dedicate alla televisione ed ai videogiochi, mentre al contrario le attività impegnative dei bambini hanno avuto un incremento del 16%”.

Alessandro Giuliani

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