Home Attualità Didattica a distanza, Garante privacy: meglio il registro elettronico

Didattica a distanza, Garante privacy: meglio il registro elettronico

CONDIVIDI

L’epidemia ha stimolato una accelerazione dei processi digitali, in tal senso rispetto ai minori abbiamo posto all’attenzione del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina l’esigenza di una svolta nel ricorso alle piattaforme, dicendo che forse è più prudente utilizzare il registro elettronico“.

Così si è espresso il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, rispendendo a una domanda sulla didattica a distanza durante l’audizione in Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.

Pur evidenziando che anche il registro elettronico non è privo di rischi, il Garante ha ritenuto comunque che “tra questo e una piattaforma multinazionale di cui non si sa nulla, forse è meglio nel presente dare indicazione perché le scuole ricorrano tutte le volte che è possibile al registro elettronico“.

E in proposito ha concluso: “noi abbiamo posto il problema da un po’ di tempo di una piattaforma pubblica italiana che si faccia carico di mettere insieme risorse e competenze, è bene che l’Italia si doti di una sua infrastruttura auspicabilmente nell’ambito di una cooperazione europea. Ma non possiamo vivere appoggiandoci alle piattaforme cinesi e americane di cui non sappiamo assolutamente niente“.

Mantovani e Granato (M5S): per DaD puntare su open source

Concordano con la posizione del Garante le senatrici del Movimento 5 Stelle Maria Laura Mantovani, membro della commissione parlamentare infanzia e adolescenza e Bianca Laura Granato, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione.

Non a caso dall’inizio dell’emergenza abbiamo indicato, anche con un Odg approvato al Decreto Scuola, che la direzione che appare più corretta dal punto di vista etico è rappresentata dal software libero, che permette di evitare la “monetizzazione” dei dati personali degli utenti, soprattutto in questo ambito in cui sono coinvolti principalmente i minori. Per questo, come ha detto Soro “non possiamo vivere appoggiandoci alle piattaforme cinesi e americane di cui non sappiamo assolutamente niente”, ma occorre puntare sull’open source, come richiesto dalla comunità degli informatici italiani“.

Il fenomeno del cyberbullismo

Nel corso dell’audizione il Garante si è soffermato anche sul tema dei rischi del web per i minori.

Il cyberbullismo, le vessazioni esibite da ragazzi in danno di coetanei, il revenge porn, ma anche il più rigido conformismo e l’emarginazione di chiunque pensi o agisca diversamente dalla maggioranza, sono solo alcune delle implicazioni dell’uso distorsivo della rete: ancor più drammatiche perché coinvolgono minori” ha detto Soro.

Da veicolo di straordinarie opportunità di crescita ed emancipazione – ha continuato -, il web rischia infatti, se vissuto in assenza della necessaria consapevolezza, di esporre a   pericoli sottostimati   ragazzi sempre più fragili, nello iato tra illusione di autonomia e introiezione di regole, esperienza della libertà ed esercizio di responsabilità.

Anche perché la rete è lo spazio dove oggi lasciamo più soli i minori: proprio coloro che nelle strade delle nostre città accompagniamo, con apprensione, passo passo, già molto prima hanno “navigato”, tanto “autonomi” quanto vulnerabili“.

In mertio alle misure per contrastare questo preoccupante fenomento, Soro ha ricordato che è “significativo, in tal senso, che il ddl S1690 – oltre ad estendere la disciplina del bullismo “on-line” a quello “off-line” – proponga l’introduzione di moduli formativi per l’educazione all’intelligenza emotiva, nonché ulteriori misure per la tutela della vittima e la rieducazione degli autori, proponendo percorsi personalizzati di assistenza per le prime e di accompagnamento rieducativo per i secondi, comprensivi eventualmente anche di interventi di mediazione.

Particolare attenzione dovrà essere prestata – in caso di approvazione del ddl – alla realizzazione sia dell’app offerta dal servizio emergenza infanzia 114 per l’assistenza delle vittime, sia alle piattaforme di formazione e monitoraggio del fenomeno, messe a disposizione delle scuole dal Ministero dell’istruzione“.

Ciò che tuttavia può svolgere, più di ogni altra misura o sanzione, una reale efficacia preventiva – ha concluso il Garante – è un’adeguata educazione digitale, che colmi lo iato esistente tra l’utilizzo del web, da parte dei ragazzi, quale principale agenzia di socializzazione e la loro effettiva consapevolezza del modo in cui farne uso per promuovere, anziché violare, le libertà.

In tal senso è indispensabile investire sull’alfabetizzazione digitale quale vera e propria “educazione civica” al tempo della cittadinanza digitale“.