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Didattica in presenza e a distanza, un metodo misto che si può portare avanti con successo

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I dati dei contagiati dal Covid 19 continuano a salire tanto che alcune Regioni hanno deciso di chiudere le scuole per 15 giorni e tornare alla DAD, la famigerata didattica a distanza che ha unito studenti e docenti durante il lungo lockdown.

Il Covid ha cambiato le nostre abitudini così il modo di affrontare eventi, presentazioni, formazione e didattica dove ci si sta orientando verso una presenza mista fatta di persone che presiedono di persone e altre che assistono da remoto in modalità live oppure on demand.

L’esempio dell’Innovation Village

Un esempio di evento con partecipazione di persona e da remoto è stato l’Innovation Village appena conclusosi che ha visto la partecipazione di ben 4800 persone tra i presenti nell’ Aula Magna dell’Università Federico II di San Giovanni a Teduccio, che ha ospitato l’evento, e gli intervenuti sulla piattaforma Webex e alle dirette social della manifestazione.

Una due giorni (7-8 ottobre) in cui sono andati in scena ben 13 convegni online e in presenza con 60 i relatori coinvolti. Sono state 300, invece, le registrazioni da 25 Paesi nel mondo al Virtual Brokerage Event, 19 i progetti di innovazione presentati da Istituti Superiori nell’ambito di School Village, per una fiera-evento dedicata all’innovazione a 360 gradi. Numeri importanti che dicono come si possono fare manifestazioni in logica mista.

L’iniziativa è promossa dal 2016 dalla società Knowledge for Business, che ha voluto con questa iniziativa raccogliere le migliori eccellenze tra imprese, università, centri di ricerca e startup.

Dopo il rinvio dello scorso marzo, gli organizzatori hanno voluto dare un segnale forte cosi hanno puntato, quindi, ad una edizione mista di presenza e digitale perché in questo particolare contesto che stiamo vivendo è importante non fermarsi, convivere con questo virus ma andare avanti. E i numeri hanno dato ragione, con oltre 35 mila partecipanti tra le dirette live e gli eventi on demand.

Soluzione mista, fisica e digitale si può fare

Creare una soluzione tra presenza fisica e digitale si può fare quindi, se questo serve a mantenere la corretta distanza sociale tra i presenti e dare però l’opportunità a tutti di seguire una manifestazione, evento o corso che sia.

Cosa ne pensano gli studenti della DAD? Come è stato per loro il ritorno a scuola?  E come vedrebbero un eventuale neanche troppo lontano ritorno alla didattica a distanza per alcuni periodi? Sono queste le domande e i dubbi di molti studenti, insegnanti e genitori.

Interessante l’articolo su il  Corriere, che ha riportato alcune interiste fatte a studenti delle superiori riguardo proprio il ritorno in classe. Secondo i ragazzi le lezioni in presenza sono da favorire rispetto la DAD, perché “si capiscono meglio, si può intervenire senza timore che cada la connessione e la lavagna è sempre la lavagna”.

Ma ci sono anche altri aspetti negativi che gli studenti mettono in risalto, come il fatto di indossare abiti pesanti perché si è costretti a lasciare le finestre sempre aperte o il mantenimento delle distanze che limita la libertà di movimento all’interno della classe o nei momenti di pausa.

Il ricordo della pandemia rimarrà sempre dentro di noi

La pandemia ha in ogni caso stravolto la nostra quotidianità e il contesto scolastico. Per la prima volta nella storia sono state le scuole e le Università ad andare dai propri alunni, entrare nelle loro case, eliminando il distanziamento sociale e creando un nuovo patto educativo.

Gli insegnanti hanno dovuto, d’altro canto, imparare a comunicare attraverso il filtro di uno schermo senza avere davanti tutti i visi e le emozioni che ti possono comunicare. I genitori hanno dovuto reinventare il significato dei tablet e dei pc per i figli prima visti solo a scopo ludico, adesso diventati invece strumento essenziale per imparare.

Durante il lockdown la tecnologia è diventata aiuto e non sostituzione dell’umano.

Oggi non sappiamo ancora quale sarà la vera scuola del futuro.

Di sicuro sappiamo che questa esperienza che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo sarà ricordata e rimarrà dentro di noi anche nei prossimi anni. Perché dicono gli psicologi, le emozioni governano il processo di memoria da un punto di vista neurofunzionale.

Qui deve subentrare il ruolo fondamentale degli educatori e dei genitori affinché queste memorie non rimangano memorie di dolore e che portino allontanamento o odio nei confronti dalla scuola.