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Diplomati pentiti, quasi la metà non rifarebbe la stessa scelta

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Sono soddisfatti della propria esperienza scolastica, ma non dell’indirizzo seguito. E’ questo il giudizio prevalente espresso dagli studenti italiani durante l’indagine sul profilo dei diplomati, realizzata da AlmaDiploma, associazione di scuole secondarie superiori, in collaborazione con il consorzio interuniversitario AlmaLaurea. Secondo l’indagine, presentata il 15 dicembre a Bologna, il 43,5% dei neodiplomati se potesse tornare indietro farebbe una scelta diversa: il 9,5% ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola, l’8,8% sceglierebbe un diverso indirizzo dello stesso istituto e il 25,2% cambierebbe addirittura sia scuola sia indirizzo. Sceglierebbe, invece, lo stesso corso nella stessa scuola il 54,4%. Nei percorsi professionali i diplomati che non ripeterebbero il corso sono la maggioranza (53,6%), mentre fra i liceali e i tecnici superano di poco il 40%.
La ricerca è stata condotta su 5.440 diplomati nel 2005 di 49 istituti scolastici degli 84 aderenti ad AlmaDiploma. La percentuale di chi vuole cambiare si riduce andando a vedere le scelte effettive dei diplomati a un anno dal conseguimento del titolo: dopo soli 12 mesi dalla maturità l’idea del percorso formativo scelto, infatti, diventa meno disfattista, tanto che il 67% confermerebbe la scelta fatta (si iscriverebbe alla stessa scuola e allo stesso indirizzo di studi), l’8% tornerebbe nello stesso istituto, ma in un indirizzo diverso. Tuttavia, rimane pur sempre quasi un quinto dei diplomati (17,5%) che, se potesse tornare indietro, cambierebbe scuola e indirizzo.
Le valutazioni sul proprio percorso scolastico risultano comunque tutto sommato positive: 55 studenti su 100 si dichiarano moderatamente soddisfatti e 26 su 100 decisamente soddisfatti, per un totale di 82 diplomati su 100 soddisfatti; soddisfacenti anche la competenza e la disponibilità al dialogo mostrate dagli insegnanti (rispettivamente, il 76% e l’83% del totale), i rapporti con il personale non docente (76%) e, soprattutto, con in colleghi studenti (90,5%). Meno soddisfacenti sono risultati in generale i laboratori (60,5%), l’adeguatezza delle aule (55%) e l’organizzazione scolastica (44,5%).
Per quanto riguarda il genere di studenti iscritti a vari corsi, viene confermata la prevalenza delle femmine fra gli studenti con diploma liceale linguistico, classico, tecnico commerciale e tecnico per periti aziendali e corrispondenti in lingue estere. Prevalgono, invece, i maschi negli indirizzi tecnici industriali e per geometri e nei professionali per l’industria e l’artigianato. Maschi e femmine sono in equilibrio, infine, nei licei scientifici. Complessivamente nei licei il voto medio di maturità è superiore a 80/100 e più del 27% dei diplomati ottiene almeno 90/100; il voto medio scende però a 75,9 fra i diplomati tecnici e a 72,5 fra i professionali.
Le studentesse, in tutte e quattro le aree disciplinari, tendono ad avere migliori risultati in termini sia di voto sia di regolarità negli studi. Il 12,9% dei diplomati ha, invece, ripetuto anni scolastici all’interno della scuola in cui ha raggiunto il diploma. Negli indirizzi scientifici e dove le lingue straniere hanno valenza fondamentale, buona parte dei diplomati ha compiuto soggiorni di studio all’estero. Durante gli studi il 63,5% dei diplomati ha svolto un lavoro occasionale. E conclusi gli studi secondari superiori, quasi il 30% dei diplomati lascia gli studi per mettersi alla ricerca di un’occupazione. “Sebbene il mercato del lavoro tenda a chiedere flessibilità e inviti spesso i giovani a divenire imprenditori di se stessi – si legge nel rapporto di AlmaDiploma – i diplomati cercano in particolare stabilità, sicurezza del lavoro e acquisizione di professionalità e gradiscono il contratto a tempo indeterminato di gran lunga di più rispetto a qualsiasi altra tipologia contrattuale”. Ciò che preoccupa l’associazione però è “la scarsa rilevanza attribuita alla coerenza con gli studi e alla rispondenza agli interessi culturali non solo dal complesso dei diplomati ma anche, e in modo ancora più evidente, proprio da quelli che hanno appena concluso un indirizzo di studi professionalizzante e sono prossimi all’ingresso nel mercato del lavoro”.