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Diplomifici, Galiano: “Il problema è che lo scopo della scuola sembra essere diventato avere un pezzo di carta”

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Il programma Rai Mi manda Raitre, sulla base dell’inchiesta di Tuttoscuola di qualche mese fa, ha condotto ulteriori indagini su alcune scuole paritarie, che a quanto pare sono vere e proprie fabbriche di diplomi, praticamente regalati a studenti dietro lauti compensi.

Digitalizzare per controllare meglio?

Nella puntata di ieri, 19 novembre, hanno parlato del tema l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, la segretaria generale della FLC CGIL Gianna Fracassi e il docente e scrittore Enrico Galiano. Ecco le parole di Fracassi, che chiede maggiori controlli al ministero su eventuali irregolarità: “Il dossier alza il velo su un fenomeno che meriterebbe una presa in carico da parte del ministero. Andrebbero incentivati sistemi che vadano a verificare le presenze, magari digitali. Spesso le scuole chiudono per poi riaprire, non credo sia impossibile fare verifiche. Bisogna controllare anche la filiera Università e le università telematiche”.

Azzolina ha parlato della sua esperienza a Viale Trastevere su un problema che purtroppo da tempo è noto: “Avevo contezza del fenomeno da ministra ma anche da docente. Mi rifiutai categoricamente di entrare in questo meccanismo e andare a insegnare in cambio del punteggio a zero euro. Io ho sempre insegnato nelle scuole statali. Da ministra la prima cosa che feci fu un incontro informale con l’Inps sui controlli. Ci sono scuole serissime, altre invece sono una truffa. Ci sono circa 80 ispettori in tutta Italia, in Francia sono 3mila. Bisogna agire sui concorsi”.

“Verificare i titoli dei docenti? Sono molti i dirigenti scolastici che hanno difficoltà a trovare la verità dopo che si insospettiscono. Spesso le scuole spariscono, chiudono, succede un po’ di tutto. Come fai a dimostrarlo? Hanno quasi sempre il coltello dalla parte del manico. Bisogna digitalizzare anche sul versante della frequenza. Ci sono tanti passi che potrebbero essere fatti per eliminare queste frodi allo Stato. Dovrebbe esserci più rigidità nella concessione dello status di paritaria”, ha concluso.

Galiano ha spiegato come secondo lui dovrebbe cambiare la scuola: “Questo fenomeno ahimè non è nuovo, solo ora stiamo aprendo gli occhi. Dobbiamo renderci conto che la scuola deve ricominciare a riguardare davvero i ragazzi e non un luogo dove alla fine hai la tua certificazione, il tuo pezzo di carta. Sembra essere diventato quello lo scopo. Bisogna parlare anche di tutti quegli invisibili respinti dalla scuola pubblica a causa spesso di svantaggi in partenza. Quanti sono quei ragazzi le cui famiglie possono permettersi di farli recuperare?”.

“Cosa possono fare i genitori dei figli che non riescono a diplomarsi? Ho lavorato in una paritaria che lavorava bene. Ma succedeva che a maggio arrivavano tantissimi studenti per avere l’idoneità nel passaggio da una classe all’altra, duecento ragazzi in tre giorni da esaminare. Era una cosa surreale”, ha raccontato l’insegnante, che oggi lavora in una scuola pubblica.

L’indagine

L’indagine effettuata da Tuttoscuola insiste nel sottolineare che “è il sistema con le sue regole a consentire storture indecenti”, tant’è che sul web si trova di tutto, compresi indirizzi e località monitorabili direttamente nelle “street view” di Google map.

E sarebbero tante le scuole fasulle paritarie che avrebbero addirittura messo in atto una sorta di “turismo diplomante”, riconoscibile dal fatto che improvvisamente questi Istituti, a ridosso degli esami di stato, decuplicano gli iscritti al quinto anno con una impennata che è arrivata a uno stratosferico +166%. Con punte paradossali.

In ogni caso queste scuole paritarie dal diploma facile sarebbero una quota minoritaria, ma concentrate in una roccaforte: “Il 90,5% dei 10.941 nuovi iscritti sono in istituti paritari della Campania. Il 6,3% in istituti del Lazio. Il 3,2% in istituti della Sicilia”, in sintesi: su 356 paritarie in Campania quelle finite nel dossier sono 82. Quasi uno su quattro. 

Evidente la violazione di legge sulla frequenza per almeno tre quarti dei giorni di lezione messa in atto dai diplomifici la cui clientela è pronta a pagare, stando ai tariffari on-line, “una cifra compresa tra i 1.500 e i 3.000 euro, più una tassa d’iscrizione che va da 300 a 500 euro. Per gli esami di idoneità, il prezzo varia tra i 1.500 e i 3.000 Euro. Per il diploma di maturità la retta media è 2.500-4.500 Euro. Ma ci sono casi in cui si arriva a 8.000 o addirittura a 10.000…”.

Lo stato, fa notare Tuttoscuola, “Sembra abbia rinunciato alla lotta contro i diplomi facili, azzerando o quasi i controlli”; e infatti negli anni “90 gli ispettori che facevano le verifiche “erano 696. Ne sono rimasti in servizio solo 24. Alcuni prossimi alla pensione. Ai quali si aggiungono 59 dirigenti tecnici con incarichi triennali che dovrebbero vigilare su circa 8 mila istituzioni scolastiche statali e circa 12 mila paritarie. Ottantatré ispettori per 20 mila scuole… Nel Regno Unito gli ispettori sono circa 2 mila (inclusi quelli part-time), in Francia circa 3 mila”.

D’altra parte il fiorire di tante scuole private aveva anche come suo presupposto imprescindibile un incremento notevole dei controlli, proprio per evitare aberrazioni come questo, che uccide il merito e i sacrifici di migliaia di studenti, mentre finisce l’epoca degli ispettori e pure quella dei dirigenti tecnici, la cosiddetta terza gamba del sistema di valutazione delle scuole. 

E dentro questo quadro così desolante, spunta fuori l’antica richiesta di togliere il valore legale del titolo di studio, perché non garantisce la preparazione, come “la certificazione legale di un insegnante non garantisce la sua qualità: tutti ricordiamo gli insegnanti davvero bravi avuti nella nostra carriera scolastica così come quelli pessimi, eppure erano tutti insegnanti certificati dallo Stato”.