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Docente prova a colpire studenti con ombrello, Gramellini: “Un professore che esce dai gangheri esce anche dal suo ruolo”

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Il giornalista e conduttore Massimo Gramellini, nella sua rubrica su Il Corriere della Sera, ha commentato quanto accaduto ieri in un liceo di Milano: un docente, come abbiamo scritto, avrebbe cercato di colpire con un ombrello gli studenti che bloccavano l’ingresso dell’istituto durante un’occupazione.

“Perdita di autocontrollo”

“Nella civiltà dell’immagine, l’ombrello ha un vantaggio inestimabile: essendo un oggetto, rimane più impresso di qualsiasi concetto. Nelle mani di un insegnante è subito diventato il simbolo di qualcosa a cui non saprei dare altro nome se non ‘perdita di autocontrollo'”, ha detto.

Ecco il suo pensiero: “Ogni paragone con i manganelli di poliziesca memoria è francamente esagerato, tanto più che lo stesso ragazzo destinatario dell’ombrellata ha minimizzato le conseguenze dell’impatto. Rimane il portato ideale del gesto: un professore che esce dai gangheri esce anche dal suo ruolo”.

La ricostruzione dei fatti

Mentre i ragazzi erano già dentro, barricati con fumogeni, uno di loro si è fatto avanti per opporsi ai tentativi di alcuni docenti di sfondare il picchetto. Di fronte al giovane il professore di italiano e latino della scuola ha usato l’ombrello per colpire i ragazzi. Ecco il racconto del rappresentante degli studenti, 18 anni, al quarto anno di liceo.

“Un ragazzo è andato incontro al prof. Lui, forse colto dal fermento di quegli attimi, ha impugnato l’ombrello e ha cercato di rompere il picchetto affondando il colpo. Nessuno si è fatto male. Lui è un mio docente di italiano e latino. In classe diceva di aver sempre sfondato i picchetti, di non essere mai stato lasciato fuori da scuola: sarà stata la sua prima esperienza formativa”, ha spiegato.

Ed ecco altre parole molto amare: “Con alcuni collaboriamo e si sono dimostrati disponibili. Noi vorremmo solo essere sostenuti. Si dice che i ragazzi non alzano mai la voce e quando lo fanno non va bene. Che poi, non condanniamo chi vuole fare lezione, chi vuole lavorare. Condanniamo la violenza”.

Occupazione scuola, le richieste degli studenti

Ma quali sono i motivi dell’occupazione? “Occupiamo per amore. Per amore degli studenti e per la sanità mentale. Per opposizione a un governo che sentiamo lontano. Occupiamo per la libertà di manifestare dopo le manganellate a Pisa e a Firenze. Per gestire meglio l’alternanza scuola lavoro, che è organizzata male e ci toglie il tempo libero. Ci toglie quell’otium che al classico studiamo”, ha detto il ragazzo.

Nei desideri dei ragazzi, oltre all’attenzione al benessere psicologico e alla violenza di genere e alla critica verso i Pcto, tra le tante cose, c’è la richiesta di trattare maggiormente l’attualità in classe: “Ci viene sempre detto che la scuola ci forma ad essere cittadini consapevoli. Eppure, gli argomenti di attualità non sono quasi mai trattati in classe. Non è tollerabile il silenzio su ciò che accade nel nostro presente, né si potrà mai definire completa una formazione incapace di fornirci uno sguardo critico sulla realtà. Dal momento che quasi nessun prof vuole prendersi la responsabilità o ha il tempo necessario per intavolare discorsi politici e attuali in classe, decidiamo di farlo in modo autogestito durante il periodo di occupazione”, hanno detto gli studenti.

Il vicepreside della scuola ha spiegato: “Siamo arrivati questa mattina e abbiamo trovato la scuola occupata con i fumogeni. Volevamo entrare ma non siamo riusciti. Il video del professore che avrebbe tirato l’ombrellata? Non l’ho visto e non parlo di cose che non so. Domani alcuni di loro andranno in gita: ci sarà un certo imbarazzo, non sappiamo come comportarci. Erano anche in programma le prove Invalsi. Ora saltano e speriamo di avere il tempo di riprogrammarle. Non abbiamo poi ben capito per cosa protestino. È vago. Il preside è a scuola e sta capendo cosa fare. Parliamo con la Digos. I ragazzi dicono che vogliono rimanere fino all’8? Vedremo. Noi con i ragazzi abbiamo sempre parlato, dialogato. C’è stata collaborazione. Non siamo loro nemici. Siamo solo molto amareggiati”.

La linea dura di Valditara contro le occupazioni

All’inizio di febbraio il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, come riporta La Repubblica, ha inviato una circolare alle scuole in merito alle occupazioni degli studenti, firmata dal capo dipartimento, Carmela Palumbo. Eccone il contenuto:

“L’occupazione espone gli studenti a possibili reati, anche legati al danneggiamento di beni pubblici”, che le scuole “sono tenute a denunciare”. Per gli studenti anzitutto “occorre valutare l’applicazione delle misure disciplinari previste dal Regolamento di ciascun istituto”. Ed è anche necessario “stimare la portata dei danni degli eventuali atti vandalici, considerando che troppo spesso se ne fa carico l’intera collettività e non gli autori”. Per questo, scrive il Mim, “dovranno essere poste a carico degli studenti responsabili le spese per le pulizie straordinarie e per il ripristino di arredi, pc e ogni altra attrezzatura di proprietà della scuola”.

“Anche in quest’anno scolastico – si legge ancora nella circolare – alcune scuole sono state teatro di occupazione da parte di gruppi di studenti che hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni, per periodi considerevoli, ledendo il diritto costituzionale allo studio della maggior parte degli studenti non aderenti alle occupazioni e causando, in molti casi, danni consistenti agli arredi sia fissi che mobili, alle dotazioni laboratoriali e alle strutture”.

“Molti dirigenti scolastici – si aggiunge – hanno messo in atto, sin dall’inizio, tutte le possibili strategie per far fronte a queste situazioni, mostrando la disponibilità al dialogo e all’ascolto e proponendo alternative quali l’assemblea o la co-gestione. Non sempre, tuttavia, si è raggiunto il risultato sperato, a volte anche a causa della presenza durante le occupazioni di soggetti esterni alle scuole”, prosegue Palumbo.