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Docenti di religione: un diritto negato

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In data 16 marzo 2022 il Consiglio di Stato, sez. Settima ha pubblicato la sentenza n. 1842/2022 relativa all’esclusione dal beneficio della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente (cd. Carta del docente di importo pari ad euro 500) dei docenti di religione cattolica con contratto a tempo determinato.

Il Consiglio di Stato ha ritenuto fondato l’appello ed ha riformato la sentenza di primo grado del TAR annullando gli atti impugnati nella parte in cui non contemplano i docenti non di ruolo tra i destinatari della “Carta del docente”.

I giudici di Palazzo Spada hanno sostanzialmente riconosciuto il diritto a ottenere la Carta docente agli insegnanti di religione cattolica incaricati annuali (docenti a tempo determinato), poiché per gli strumenti, le risorse e le opportunità, che garantiscono la formazione in servizio, non vi può essere una disparità di trattamento tra personale di ruolo e non di ruolo.

E’ impensabile che uno Stato democratico crei forti disuguaglianze tra i lavoratori della scuola italiana. Una Repubblica che si fonda sul lavoro, in base all’art. 1 della Costituzione e tratta dei diritti inalienabili della persona umana secondo l’art. 2 , considera ogni diritto come qualcosa che va garantito ad ogni persona, non come qualcosa che va concesso a discrezione.

Il diritto alla formazione è previsto dall’art. 64, comma 5 del CCNL, sarebbe ipotizzabile che, a maggior ragione, chi ancora non ha avuto un contratto a tempo indeterminato possa usufruire della carta docente ed avere così l’opportunità di curare il proprio aggiornamento professionale avendo accesso alle strutture che si fanno carico della formazione. Inaudito e inaccettabile, poi, che uno Stato democratico non garantisca ciò che è formulato in una Legge già esistente, la 186 del 2003.

Ogni tre anni è prevista l’emanazione di un bando di concorso per evitare che si creino discrepanze di trattamento nei confronti di altre categorie. I lavoratori di religione cattolica che da tanti anni permangono in questa grande agenzia educativa che è la scuola italiana, hanno diritto, dopo un precariato di così lungo corso, non solo alla carta docente, ma anche di poter arrivare al tanto fatidico ruolo. Un contratto di lavoro a tempo indeterminato, come sappiamo dona, infatti, garanzie molto importanti per la serenità del singolo lavoratore e delle loro rispettive famiglie.

Chiediamo ai politici a gran voce un concorso non selettivo con simulazione d’aula per questi docenti che già lavorano da così tanto tempo e che non necessitano di essere selezionati, ma confermati sul loro posto di lavoro. Anche in questo caso, chiediamo che vengano garantite agli Idr le stesse opportunità riservate ai docenti di altre discipline che oggi sono in attesa della terza procedura straordinaria per chi ha maturato almeno 36 mesi di servizio.

Carmelo Mirisola