Uno dei settori in cui è maggiormente diffusa la presenza femminile è il sistema dell’istruzione, dove lo scorso anno hanno lavorato come docenti di ruolo e dirigenti 504.152 donne rispetto a 150.668 uomini. Anche in questo comparto, però, le dirigenti non sono molte (poco più di 4mila rispetto a quasi 7mila maschi) e sono presenti a livello regionale soprattutto in Lombardia (555) e in Lazio ( 455).Le insegnanti prevalgono al contrario in cattedra poiché sono 239.172 alle elementari, 136.328 alle medie e 124.511 alle superiori a fronte di 13.978 maestri e di 49.506 e di 80.370 professori rispettivamente nelle secondarie di primo e di secondo grado.
Le difficoltà per le donne a raggiungere posti di comando sono state recentemente confermate da una ricerca del Cerfe (Laboratorio di scienze della cittadinanza), che, in collaborazione con il ministero del Lavoro, ha condotto un’indagine in Campania, Molise e Sardegna. I dati sono sconcertanti. In primo luogo, le signore che riescono a raggiungere posizioni elevate non lo devono solo alle personali capacità, ma all’aiuto delle famiglie. Secondariamente difficilmente possono prendere decisioni importanti ed il 56% subisce battute pesanti da parte dei colleghi.
Tutto ciò evidenzia la presenza di pregiudizi culturali per combattere i quali la scuola deve intervenire in modo deciso. L’autonomia, che offre ampi spazi di flessibilità e l’innalzamento dell’obbligo, se i docenti saranno veramente motivati, possono fare molto. Ma ancor più ad infrangere la barriera invisibile degli ostacoli culturali potranno contribuire il riordino dei cicli e dei nuovi programmi.
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