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Educazione sessuale alle medie: per la Asl di Milano va fatta solo ai genitori

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Il tema dell’educazione sessuale torna ad essere al centro delle polemiche sulle strategie scolastiche da adottare in vista del nuovo anno. Dopo le discussioni sulla mozione approvata dalla Provincia di Roma sull’introduzione di macchine distributrici di profilatici all’interno degli istituti scolastici, con la vibrante protesta del mondo cattolico, stavolta la diatriba nasce all’indomani della decisione della Asl di Milano di svolgere i progetti di educazione sessuale nelle scuole medie inferiori
milanesi.
I corsi, tradizionalmente destinati ai ragazzi, verranno organizzati solo su richiesta di genitori degli under 16 e dei loro docenti: “i destinatari diretti dei nostri interventi – si legge nel documento della Asl – sono gli adulti (insegnanti e genitori)”. Per l’azienda sanitaria meneghina è giunta l’ora di mandare in soffitta tutte le “attività di educazione alla salute nelle istituzioni scolastiche che prevedano un rapporto diretto fra gli operatori e gli allievi delle scuole dell’obbligo”. La decisione sembra sia conseguente alle polemiche innescate qualche settimana prima sulla eccessiva dimestichezza con cui i giovanissimi verrebbero a contatto con argomenti delicati, come l’uso dei profilattici, malattie sessuali e le modalità per interrompere la gravidanza.
La decisione della Asl non è stata presa bene. Ad iniziare dagli insegnanti. Soprattutto quelli di scienze, che potevano contare su un supporto professionale molto utile a trasmettere determinate conoscenze. Ma sopratuttto consigli pratici. Secondo la logica intrapresa dall’azienda medica del capoluogo lombardo
I docenti continueranno così da soli a parlare di vagine e pene. Mentre, se lo vorranno, saranno i genitori, o gli stessi docenti, a spiegare  alle figlie adolescenti i vantaggi e le controindicazioni della pillola del giorno dopo. O i rischi derivanti da un rapporto sessuale senza protezione.
Secondo la Rete degli studenti la decisione sarebbe “del tutto incomprensibile e grave.
Questi progetti – sostiene il portavoce Luca De Zolt – vengono effettuati da diversi anni, con la piena soddisfazione da parte di studenti e scuole. Una soluzione e inaccettabile perché limita l’autonomia e la libertà dello studente nel ricercare e nel risolvere quesiti importanti legati alla propria sessualità, riproponendo l’idea mediovaleggiante per la quale solo la famiglia sarebbe titolata a educare i figli su queste questioni”.
Secondo l’associazione studentesca la circolare della Asl milanese sarebbe una risposta alla critica del settimanale cattolico “Tempi” che aveva lamentato un atteggiamento troppo “liberale” da parte degli operatori della Asl nell’affrontare con gli studenti l’educazione sessuale. “Così, di fronte alla lamentale del settimanale – commenta il rappresentante della Rete – l’Asl chiude i progetti e pone assurde limitazioni anche agli operatori dei consultori, a cui viene proibito un approccio educativo nei confronti degli utenti minorenni. L’episodio ha i contorni della restaurazione: non si può sacrificare la giusta e corretta informazione in nome di impostazioni ideologiche e retrograde”.
Secondo gli studenti nelle scuole servirebbe invece maggiore informazione sull’educazione sessuale, anche in considerazione del fatto che i dati sugli aborti e sulla diffusione di malattie sessualmente trasmissibili segnalano un aumento di questi fenomeni nelle popolazione inferiore ai 20 anni.