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Esame di Stato 2020, prova orale in presenza?

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Queste righe hanno come unico scopo l’invito alla riflessione in merito alla decisione ministeriale di far svolgere l’orale dell’Esame di Stato in presenza.
La procedura presuppone, a mio parere, una serie di problematiche estremamente complesse da affrontare.

1 – Le misure protettive (mascherine, distanziamento, contingentamento delle presenze, trasporti, logistica, sanificazione degli ambienti ad ogni tornata di interrogazioni, complessità delle infrastrutture e della ri-mappatura degli spazi, disagio riguardo alle misure di sicurezza in rapporto alla ‘prestazione’ degli esaminandi, del clima estivo ecc.).

2 – Le eventuali persone coinvolte (studenti, familiari degli studenti, corpo insegnante, personale ATA) che presentassero casi di immunodepressione o patologie considerate gravi in merito al Covid-2 (per non parlare degli asintomatici e/o delle persone guarite ma con relative condizioni di fragilità pregresse). Basti considerare che il diabete è una patologia piuttosto diffusa e potenzialmente grave rispetto alla questione. Queste persone dovrebbero essere tutelate attraverso quali strumenti? Un esame on-line a parte? Con l’evidente, inutile sdoppiamento della problematica…

3 – I ‘casi dell’ultima ora’: ipotizziamo per assurdo (ma l’assurdo in questa congiuntura pare più che mai ‘ovvio’) che una persona interessata all’esame – studente, insegnante o personale ATA – manifesti, alla data dell’orale e/o nei giorni precedenti o immediatamente successivi, una qualche forma di patologia da accertare: un banale ‘colpo-di-tosse’. L’intero istituto di cui fa parte questa persona verrebbe inevitabilmente a trovarsi in una situazione ambigua, con possibilità di compromissione di tutta quanta la procedura.

4 – Le ventilate problematiche legate agli insegnanti e personale ATA over-60 (componente numericamente affatto trascurabile): soggetti-a-rischio, la cui condizione dovrebbe essere presa in seria considerazione (non è ancora chiaro l’orientamento in merito del Ministero e del Governo).

L’altro versante della riflessione riguarda la strategia – prassica e mediatica – del Governo in merito all’esame in presenza, e – per quanto è dato di interpretare – la sua evidente incoerenza.

5 – Gli investimenti che il Governo stesso ha dichiarato di voler sostenere per incrementare la didattica on-line (anche in vista del futuro prossimo) avranno un costo. Facciamo osservare allora che le infrastrutture e la sanificazione delle scuole, previste per l’esame in presenza, presuppongono un onere ingente, del tutto antitetico alle dichiarazioni di cui sopra. Che senso ha spendere soldi dei contribuenti per qualcosa che contraddice la progettualità che il Governo stesso si è assunto di portare avanti a favore dell’innovazione della Scuola?

6 – Affiora inoltre – in questo passaggio – la mentalità retrograda e anacronistica rispetto alla modalità dello smart-working e dello studio-a-distanza, considerati ancora come un non-lavoro e un non-studio, su cui occorrerebbe fare davvero una riflessione a latere. Oltretutto a tale proposito è bene segnalare anche la contraddizione rispetto alle indicazioni in merito proprio allo smart-working: laddove le linee direttrici dei vari DDL di questa primavera presuppongono e obbligano – ove possibile e praticabile – lo svolgimento in modalità on-line delle attività lavorative, si contravviene allora – con l’esame in presenza – smaccatamente a tale direttiva.

Questi mesi di didattica on-line sono valutati così alla mera stregua di un incidente-di-passaggio, sviliti e vituperati. Archiviati e implicitamente sconfessati, pena tuttavia l’ambiguo loro rilancio nella prospettiva di una delle opportunità di una didattica futura.
Retorica, solo retorica.

Tutto il disegno ‘persuasivo’ e ‘pervasivo’ che sta dietro all’opportunità di fare svolgere l’Esame di Stato nella forma dell’orale unico in presenza appare – a ogni buon conto – l’ennesima ipocrisia da ‘cartolina’. La scuola viene ridotta alla cartina-di-tornasole definitiva del ritorno alla normalità del Paese. Né più né meno di una credenziale da dare in pasto all’opinione pubblica.
Le contraddizioni sono infinite e disseminate… facciamo solo notare che la task force sulla Scuola, alle cui proposte la Ministra Azzolina dichiara di attenersi, è presieduta da un docente universitario e con un solo insegnante presente fra i 18 componenti.
Per onestà di prospettive, è giusto segnalare le criticità anche rispetto all’ipotesi – qui suffragata – dell’esame on-line.
Certo esso appare una modalità ‘fredda’, ‘povera’. Tuttavia – a mio parere – ben più coerente rispetto all’attività scolastica e all’impegno profuso nel portarla avanti dai docenti, dai dirigenti scolastici e soprattutto dagli studenti, in questi tristi mesi.
Più coerente e più adeguata rispetto ai rischi sanitari della presenza, rispetto ai costi e ai disagi che comporterebbe la presenza fisica stessa nei locali scolastici a giugno.

Per contro l’unica ‘reale’ criticità rispetto all’orale on-line è il problema della connessione e dell’adeguata ‘operatività telematica’ di alcuni soggetti interessati – insegnanti e studenti -. A mio modesto parere, queste criticità potrebbero essere risolte mettendo a disposizione – da parte delle scuole interessate – postazioni telematiche in situ, la cui dislocazione comporterebbe assai minori rischi logistici e assai minori costi da sostenere.
Se davvero teniamo alla ‘cultura’ e alla ‘salute fisica e mentale’ dei nostri ragazzi-esaminandi e delle altre componenti della Scuola – a maggior ragione in questa situazione pandemica e di ‘epoché’ che ci si presenta davanti -, dovremmo smetterla di evocare simulacri svuotati di senso (e di ‘corpo’); paradigmi che oggigiorno sono sorpassati in tutto e per tutto dai fatti, cerimoniali che assomigliano di più a pratiche tribali – come il fantomatico rito-di-passaggio (impugnato ipocritamente a meri fini propagandistici). Dovremmo smetterla di ragionare ‘astrattamente’, senza un’analisi lucida delle prassi che comporta l’organizzazione scolastica e ripartire – questa volta davvero – dalle contingenze cui siamo nostro malgrado costretti.

Quando queste contingenze lo renderanno possibile, tutti noi, credo, auspichiamo un ritorno alla tanto agognata ‘presenza’ a scuola.

Riccardo Vaia