Home Estero Europa e USA: chi spende e rende di più a scuola?

Europa e USA: chi spende e rende di più a scuola?

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Le differenze e caratteristiche proprie dei sistemi scolastici tra Europa e Stati Uniti d’America gravitano sensibilmente attorno al ruolo dello Stato centrale in materia di didattica, reclutamento e sovvenzioni. In Europa i Ministeri – almeno per il 75 % – sono i principali datori di lavoro del personale scolastico e sostengono con il proprio portafogli strutture, edifici, programmi e didattica. Il privato ricopre un ruolo marginale seppur centrale in determinate aree del Vecchio Continente (25 % circa della popolazione scolastica). Negli USA l’elevato livello di privatizzazione comporta spese di sovvenzionamento paradossalmente più elevate: lo Stato, nella fattispecie, non si deve esclusivamente prendere cura delle scuole pubbliche, ma anche di quelle private in ottemperanza a convenzioni specifiche. E come si riflette la spesa pubblica per l’istruzione sul rendimento degli studenti? Ingenuamente e superficialmente si potrebbe sostenere che maggior spesa equivalga a maggior rendimento. Non è – purtroppo e fortunatamente – sempre vero.

L’Europa dalle mille sfumature

Lo stato dell’istruzione e delle competenze nell’UE riflette forti contrasti. I risultati PISA 2022 mostrano un calo dei risultati scolastici e una crescente disuguaglianza. Sebbene gli studenti europei abbiano risultati pari a quelli statunitensi in lettura, scienze e matematica, la scarsità dei rendumenti complessivi costituisce un problema comunitario dal 2018. Quasi il 30% degli studenti europei non riesce a raggiungere una competenza minima in matematica e il 25% in lettura e scienze. Tra gli studenti svantaggiati, il rendimento minimo raggiunto in matematica sfiora il 50% drlle aspettative concordate. Il calo degli studenti con i migliori risultati è particolarmente preoccupante, mentre gli stati dell’Asia orientale come Macao, Taiwan, Hong Kong e Singapore si collocano costantemente ai primi posti nelle ultime analisi. L’istruzione superiore ed universitaria fornisce una narrazione più equilibrata. Finanziato con 5 miliardi di euro dalla precedente Commissione, il programma Erasmus+ ha comportato investimenti significativi nella qualità dell’istruzione e nella mobilità degli studenti. Ma nel sistema si vedono delle crepe. Le disparità regionali e la fuga dei cervelli indeboliscono il panorama dell’istruzione superiore europea, mentre le migliori università degli Stati Uniti continuano ad attrarre le menti più brillanti. Nel frattempo, l’incremento dell’istruzione superiore in Cina, sostenuto da massicci investimenti statali, rappresenta una sfida crescente per l’UE.

Fondi e futuro: una concorrenza gobale sempre più spietata

La storia dell’innovazione per l’istruzione è più cupa. Gli Stati Uniti sono il leader indiscusso in campi come l’intelligenza artificiale, supportati da ampi partenariati pubblico-privato, un fiorente ecosistema di capitale di rischio e istituti di ricerca di livello mondiale. La Cina è emersa come leader nei veicoli elettrici, nelle tecnologie verdi e nei semiconduttori, rappresentando oltre il 70% delle vendite globali di veicoli elettrici. Le strategie frammentate dell’Europa, il capitale di rischio limitato e i deboli incentivi fiscali, secondo gli investitori del settore, ostacolano la competitività. Un recente rapporto del Fondo Monetario Internazionale evidenzia la disparità: nell’ultimo decennio, gli investimenti annuali in capitale di rischio dell’UE sono stati in media dello 0,2% del PIL, rispetto allo 0,7% degli Stati Uniti. Dal 2013 al 2023, i fondi di venture capital (strumenti finanziare per promuovere investimenti di capitali su innovazione e tecnologia) dell’UE hanno raccolto 130 miliardi di dollari, in netto contrasto con i 924 miliardi di dollari raccolti negli Stati Uniti. Questo deficit di finanziamento aggrava la sfida dell’Europa per attrarre talenti imprenditoriali e mantenere start-up promettenti, ampliando il divario con i concorrenti globali.