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Fatti di Pisa, Vecchioni: “I giovani sanno ciò che fanno, non spaccano. A Dio patria e famiglia aggiungo l’umanità”

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L’ex docente e cantante Roberto Vecchioni è stato ospite ieri, 5 marzo, della trasmissione DiMartedì in onda su La7. Qui ha discusso insieme al conduttore, Giovanni Floris, di nuove generazioni, di società, di politica, anche in riferimento ai fatti di Pisa.

Ecco le sue parole in merito alle manganellate agli studenti: “Ho provato ribrezzo come prima impressione. Accettare qualsiasi manifestazione, basta che non sia violenta. Questa è la libertà, la libertà di poter dire ‘non sono d’accordo’. C’è un’esagerazione da parte della sinistra e della destra. I ragazzi sanno quello che fanno, bisogna lasciarli liberi di protestare, non spaccano. Se cominciano a rompere e spaccare è un altro conto. Siamo divisi perché c’è una maggioranza che comanda e altri no”, ha detto.

Giovani senza speranza?

“Dio, patria e famiglia? Il motto non è appannaggio della destra, basta che ognuno possa avere il Dio e la famiglia che vuole. A questa triade aggiungerei ‘umanità’, quella è vivissima in tanti ragazzi e in tanti grandi, sennò non andremo avanti”, ha aggiunto.

Ed ecco una riflessione sui giovani di oggi: “Negli anni 70 l’80% dei ragazzi aveva speranza. Oggi la percentuale è scesa fino al 40%, è un dramma. Inoltre, la soglia della speranza si è abbassata, si ha speranza fino a 25 anni, una volta pure fino ai 40”.

Vecchioni in lacrime

Vecchioni aveva già commentato i fatti di Pisa. Dopo aver guardato le immagini delle “cariche” contro gli studenti, ha detto, tra le lacrime, a “In Altre Parole“, come riporta Fanpage.it: “Non sono cose da vedere queste. Anzi si devono vedere, ma non sono cose che possono succedere. Non devono succedere, noi non siamo così. I ragazzi hanno ragione di poter dire quello che sentono dentro”, ha scritto.

Massimo Gramellini, il conduttore del programma, ha rimarcato anche l’incoerenza di giudicare i giovani come indolenti, disincantati, disinteressati e poi “appena si alzano dal divano, si staccano dal cellulare ed escono di casa per andare in piazza, con i loro corpi a far sentire la loro voce su una questione che, giusta o sbagliata che sia, è lo Stato a sdraiarli per terra a colpi di manganello”.