Home Politica scolastica Fedeli: la nostra scuola è aperta e inclusiva

Fedeli: la nostra scuola è aperta e inclusiva

CONDIVIDI

La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, dopo la pubblicazione dei dati Ocse, ha così commentato uno dei pochi dati positivi che riguardano la nostra scuola: “I dati Ocse pubblicati lo scorso 28 marzo hanno aperto un dibattito importante e positivo sulla scuola italiana, spesso al centro di una narrazione negativa che rischia di deteriorarne e sminuirne il ruolo e l’immagine”.

I dati  “ci dicono qualcosa che non può che essere motivo di orgoglio: la nostra è una scuola inclusiva, lo è più che in altri Paesi europei e dell’area Ocse. Riduce le differenze, attua l’articolo 3 della nostra Costituzione, offre pari opportunità a tutte e tutti, soprattutto a chi viene da contesti svantaggiati. Risultati per i quali dobbiamo rivolgere un profondo ringraziamento alle nostre e ai nostri docenti, che con il loro lavoro costante e appassionato – anche in periodi in cui la politica ha fatto della scuola la principale destinataria delle politiche di tagli – accompagnano giorno dopo giorno la crescita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, disegnano con loro il futuro di chi oggi siede tra i banchi e domani guiderà il nostro Paese”.

“A scuola si integra, a scuola si conoscono e si imparano a valorizzare le differenze, a scuola si diventa cittadine e cittadini consapevoli – afferma Fedeli -. La scuola offre pari opportunità: che non significa livellare verso il basso o non riconoscere il merito, ma consentire a tutte e tutti di mettere a frutto le proprie potenzialità, indipendentemente dalle origini sociali. Per questo, e lo dico senza retorica, la scuola merita il nostro più grande rispetto. Tutte e tutti dobbiamo riconoscerne il ruolo, l’importanza, non dobbiamo solo affidarle compiti e obiettivi, ma dobbiamo sostenerla, accompagnarla, farne uno dei perni centrali dello sviluppo e della crescita sostenibile del nostro Paese. I dati Ocse, guardati in profondità, ci dicono anche che le disuguaglianze che la scuola mitiga, che quelle pari opportunità che vengono garantite fino agli anni dell’obbligo, si perdono successivamente. Urge per questo continuare ad investire ed intervenire affinché il long life learning e l’orientamento che precede l’ingresso nel mondo del lavoro o negli studi universitari facciano parte concretamente di quel piano di investimenti e politiche che si sta già attuando nel campo dell’istruzione primaria e secondaria”.

“Con un’inversione di tendenza rispetto anche al recente passato, il governo che ci ha preceduti e quello attuale, in continuità, hanno fatto una scelta importante: investire sul futuro delle nuove generazioni – sottolinea Fedeli -. Con la Buona Scuola sono stati stanziati 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e sono state stabilizzate e stabilizzati 100.000 insegnanti che attendevano una risposta, una soluzione al precariato. Si tratta di docenti che hanno occupato cattedre vuote: è stato avviato un percorso per rendere la continuità didattica davvero possibile e non solo predicata. Anche il passaggio dell’organico di fatto in quello di diritto previsto dall’ultima legge di stabilità va in questa direzione: garantire alle studentesse e agli studenti il diritto ad avere i docenti in cattedra quando cominciano le lezioni, possibilmente senza balletti o cambi continui in corso d’anno. Non è una sanatoria, non è un voler assumere a tutti i costi. È dare alla scuola gli strumenti per poter funzionare fin dal primo giorno. E senza gli insegnanti in cattedra la scuola non funziona a pieno regime”.

“La Buona Scuola ha gettato le basi del cambiamento – spiega Fedeli -. Ci sono stati dei problemi, c’è stato un dialogo insufficiente con chi questi cambiamenti doveva attuarli, non si spiegherebbe altrimenti l’insoddisfazione di tante e tanti. Ma è cominciato un cammino di profonda innovazione a cui non possiamo rinunciare come Paese: per aiutare le nuove generazioni ad affrontare le sfide del futuro e per far sì che riescano ad anticipare e governare i mutamenti della società. L’obiettivo è quello di fare in modo che la scuola sia un ambiente di apprendimento e di crescita personale e collettivo, senza frenare nessuno, ma sostenendo tutti nei diversi percorsi”.

In questi due anni, prosegue la ministra, “il Paese ha investito sulla formazione delle e degli insegnanti, sulla loro preparazione. Con fondi specifici e un Piano Nazionale con obiettivi prioritari. Prima d’ora nessuno aveva mai investito tanto nella formazione dei docenti. Si tratta di una scelta di campo precisa: vogliamo dare alle insegnanti e agli insegnanti tutti gli strumenti necessari per esercitare al meglio il loro ruolo e la formazione è fondamentale”.

“Abbiamo in atto un Piano di investimenti importante sull’edilizia scolastica – annuncia Fedeli -: migliorare le infrastrutture non è solo una questione, fondamentale, di sicurezza ma un’importante fattore abilitante di un’esperienza didattica moderna e al passo con i tempi. Abbiamo 7 miliardi a disposizione e stiamo lavorando su molti fronti: costruzione di scuole nuove e sostenibili, messa in sicurezza degli edifici, ispezioni sui solai, antisismica, abbattimento delle barriere architettoniche. Possiamo dirlo senza timori di smentite: un Piano con risorse tanto consistenti non si era mai visto. Sono state anche messe in campo due politiche che stanno trasformando profondamento il concetto di scuola e insegnamento in Italia: il Piano Nazionale Scuola Digitale e l’Alternanza Scuola-Lavoro. Il Piano Nazionale della Scuola Digitale non punta solo a risolvere il gap tecnologico delle nostre istituzioni scolastiche. Nessuna tecnologia, infatti, può magicamente trasformare la scuola, ma certamente la scuola potrà cambiare se saprà utilizzare al meglio le opportunità offerte dai linguaggi digitali e tutto quanto il mondo delle ICT saprà offrire. Le risorse ammontano a oltre 1 miliardo, la metà di queste è già stata investita, mettendo al centro la formazione del corpo docente e le competenze delle studentesse e degli studenti”.

 

{loadposition deleghe-107}

 

 

La ministra Fedeli si sofferma poi sull’alternanza Scuola-Lavoro, che spiega, “crea finalmente raccordo tra la scuola e il mondo del lavoro che era sempre mancato lasciando le nostre ragazze e i nostri ragazzi senza una parte importane di quell’orientamento che può davvero segnare in positivo le loro scelte future. Anche questa è una misura che garantisce pari opportunità. Si tratta di una scelta importante e coraggiosa. Ci sono state delle ombre: non esiste, come abbiamo letto sui giornali, che si debba pagare per fare Alternanza. Le spazzeremo via con una piattaforma che consentirà alle studentesse e agli studenti di denunciare situazioni che non vanno, di parlare direttamente con il Ministero. La avremo entro settembre insieme alla Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza. L’investimento va avanti: il piano in 10 azioni che abbiamo lanciato a gennaio con i fondi PON mette a disposizione della scuola 840 milioni di euro da investire sulle competenze chiave per il futuro delle nostre e dei nostri ragazzi: competenze di base, digitali, di cittadinanza globale. Investiamo sull’integrazione, sull’accoglienza, sulla conoscenza e la capacità di valorizzazione del nostro patrimonio artistico e paesaggistico”.

“Nei prossimi giorni – evidenzia Fedeli – daremo il via libera ai decreti attuativi della Buona Scuola che rappresentano una delle parti più qualificanti della legge toccando temi importanti come la formazione e il reclutamento degli insegnanti, la valutazione delle studentesse e degli studenti, il diritto allo studio, la maggiore attenzione per la cultura umanistica, l’importanza delle scuole all’estero, il sistema di istruzione da zero a sei anni. I decreti scrivono un altro pezzo di innovazione della scuola. Sono misure per una scuola più aperta, innovativa e ancora più inclusiva. Dove inclusione significa pari opportunità di partenza, rimuovere gli ostacoli e le barriere che impediscono l’accesso a tutti insieme al sostegno al merito di ciascuno. Uguaglianza di partenza, per consentire al merito di svilupparsi. I dati Ocse sono uno stimolo, non un punto d’arrivo. Solo con questa consapevolezza –conclude la ministra – possiamo continuare a far crescere la nostra scuola”.