Home Attualità Fiorello all’Università: “Lo studio è la cosa più bella. Io lavoravo, se...

Fiorello all’Università: “Lo studio è la cosa più bella. Io lavoravo, se rinascessi cercherei di fare tutte e due le cose”

CONDIVIDI

Ieri, 21 maggio, l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo ha conferito il sigillo di Ateneo al celebre conduttore e showman Rosario Fiorello, che ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “La mia vita, la mia carriera: lo stesso, grande spettacolo“.

Fiorello e le sue origini

Ecco cosa ha detto il comico, tra battute e aneddoti: “Mia madre mi diceva di studiare. Alle elementari tutto a posto, alle medie fantastico. Al liceo insomma. Ho delle reminiscenze scolastiche che mi passano davanti ma non le ho mai acchiappate. Lo spettacolo non era nella mia testa. Volevo fare il calciatore. Ho studiato poco ma sono nato in una regione piena di cultura. Il siciliano anche se non studia qualcosa ce l’ha dentro”.

“Da soli non si arriva da nessuna parte, c’è sempre magari qualcuno con un’intuizione. L’insicurezza mi ha portato sempre avanti, bisogna sempre avere quel margine di paura”, ha aggiunto.

Fiorello e il messaggio ai ragazzi

“Quello che posso dirvi, ragazzi, è che penso che lo studio sia la cosa più bella del mondo. Se dovessi rinascere cercherei di fare tutte e due le cose. Lo studio è importante, la cultura è importantissima. Io dovevo lavorare, non potevo lavorare, studiare e fare sport. Sono arrivato all’ultimo anno del liceo scientifico che manco mi sono diplomato. I miei genitori si sono fatti in quattro per farmi studiare. Invece bisogna fare l’uno e l’altro. Io ho fatto solo l’altro, ma si possono fare entrambe le cose. Avere una bella cultura e nel frattempo coltivare la propria passione. A un certo punto nella mia vita è subentrata la pigrizia, perché meno studi e meno vuoi studiare”, ha concluso.

Geolier: “Avrei studiato di più”

Il cantante napoletano 24enne Geolier, al secolo Emanuele Palumbo, arrivato secondo al Festival di Sanremo 2024 con la sua canzone in dialetto partenopeo “I p’ me, tu p’ te“, dopo aver vinto la serata cover tra le polemiche, è intervenuto lo scorso 26 marzo, all’Università Federico II di Napoli.

Ecco le parole di Geolier, anche lui pentito di non aver studiato abbastanza: “Io qua dentro non posso insegnare niente a nessuno, qui posso solo imparare qualcosa. Questa è una chiacchierata. Possiamo parlare di come affrontare le paure e le ansie. Sono felice di stare qua”, ha esordito.

“I giovani di oggi vogliono seguire i sogni, a volte anche contro la famiglia stessa. C’è chi fa per far vedere e chi guarda, chi sta fuori, che sembra essere sempre più bravo di colui che invece sta facendo le cose”, ha aggiunto.

E, sull’ansia dei giovani di ottenere risultati: “Penso che non bisogna correre. Sembra che il tempo sia troppo veloce. Bisogna mettere il 100% nelle cose. Se non arriviamo all’obiettivo comunque siamo fieri di noi e poi possiamo ricominciare”, questo il consiglio del cantante.

“Avrei seguito un po’ di più la scuola, questo è il mio rimpianto, semplicemente per comunicare meglio, per spiegare alle persone i miei pensieri. Ho abbandonato presto la scuola e ho lavorato, non ho avuto un’infanzia vera e propria”, ha aggiunto. “Che corso di laurea avrei scelto? Qualcosa che avesse a che fare con la musica, magari il conservatorio”