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Gelmini lascia Forza Italia dopo 25 anni: la caduta di Draghi mette a rischio riforme e Pnrr, il populismo di Salvini ha vinto

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È ufficiale: Mariastella Gelmini lascia Forza Italia. La decisione della ministra uscente per gli Affari regionali è arrivata dopo che il suo partito ha deciso non votare la fiducia al governo, collaborando quindi all’uscita di scena di Mario Draghi. L’ex ministra dell’Istruzione ha prima ampiamente contestato la decisione di Forza Italia e poi ha optato per la clamorosa uscita.

L’operato da ministra dell’Istruzione

Si tratta di una decisione tutt’altro che prevista. La Gelmini ha infatti alle spalle 25 anni di militanza al fianco di Silvio Berlusconi, con il quale si è sempre schierata: durante l’ultimo Governo del Cavaliere, Mariastella Gelmini è stata anche l’artefice – assieme all’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti – della Legge 133/08, che ha prodotto un taglio netto al tempo scuola e alle ore di insegnamento e compresenza, oltre che di alcune migliaia di sedi scolastiche (soppresse o accorpate), ma soprattutto ha innalzato i numeri per la composizione delle classi, con le cosiddette “classi pollaio” da quale momento in poi lievitate. Una politica che ha prodotto proteste e dissensi, mai del tutto sopiti.

Uno dei momenti più difficili di quel mandato fu quello legato alla famosa vicenda del comunicato stampa del ministero dell’Istruzione sui neutrini e sull’inesistente tunnel tra il Cern di Ginevra ed il laboratorio dell’Infn ad Assergi: l’incredibile errore provocò la revoca del mandato all’allora portavoce della ministra Gelmini, ma almeno inizialmente non quella di direttore generale dello stesso dicastero di Viale Trastevere.

“Non mi riconosco più in FI”

“Non potevo restare un minuto in più in un partito che non riconosco”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera.

Al Messaggero ha invece detto che per lei Forza Italia non esiste più, anche se per Berlusconi continua a nutrire “stima e affetto”.

Inoltre, secondo Gelmini “è stato abnorme sostituirsi ai Cinquestelle” nella responsabilità di far cadere Draghi. Una scelta che mette a rischio riforme e Pnrr (ci sono anche quelle su reclutamento e formazione docenti), il tutto “per non aver saputo pazientare qualche mese” prima della naturale fine della legislatura.

“Pensare – ha aggiunto – che questa storia politica venga dissipata dentro la nuova destra trumpista e lepenista, mi addolora molto. Ma non posso far finta di nulla”, ha sottolineato.

Sul suo futuro ha detto di avere “preso alcuna decisione, non so cosa farò. Rifletto, ci penserò”.

Gravissimo avere fatto cadere Draghi

Ciò che è successo al Senato “è gravissimo”, attacca Gelmini. “La Forza Italia che ho conosciuto in questi venticinque anni di militanza e di impegno politico, sarebbe stata dalla parte di Mario Draghi”, dice, “che certo non è di sinistra”. Gelmini sostiene che “Lega e FI il governo lo hanno sempre sopportato e non supportato”, e che la gestione di ieri “è stata la rappresentazione dell’appiattimento acritico sulla Lega”.

In definitiva, per Gelmini “l’opprimente osmosi con la Lega era evidente da tempo”. In base alla sua ricostruzione, “FI si è disciolta nel populismo salviniano”.

In conclusione, per Gelmini anche il centrodestra “non è più tale”, ma “è semplicemente un cartello elettorale populista e sovranista: si uniscono per vincere ma hanno posizioni diverse su tutto. Dai vaccini, alla politica estera”.