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Giulia Cecchettin, i genitori di Turetta: “Maschilismo? Non c’entra, ne parlavamo spesso”. L’educazione alle relazioni non basta?

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Si continua a parlare del brutale omicidio di Giulia Cecchettin, la ragazza 22enne trovata morta per il cui omicidio è accusato l’ex fidanzato, un coetaneo, Filippo Turetta. I genitori di quest’ultimo hanno deciso di rilasciare un’intervista a Il Corriere della Sera, in cui hanno discusso dell’accaduto e parlato dell’educazione che hanno impartito al figlio.

“Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto di mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza di genere. Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto”, ha detto il padre.

“Non siamo una famiglia simbolo del patriarcato”

Secondo loro il maschilismo non c’entra: “Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso in casa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dalla scuola… Ora, non sappiamo davvero darci una spiegazione”.

“Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento. In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?”, ha aggiunto il padre, addolorato.

“Premeditazione? Impossibile”

E, sulla possibile premeditazione dell’omicidio: “Mi sembra impossibile. Ma poi dicono dello scotch, del coltello, non so cosa pensare… Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Non so darmi una risposta”.

“Secondo noi, ripeto, gli è scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato. Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori. Filippo in casa non è mai stato un ragazzo violento. Siamo tutti sgomenti”, questa la tesi che portano avanti i genitori.

Viene da chiedersi: l’educazione alle relazioni, fatta magari a scuola, può funzionare in ogni caso? O comunque si tratta di un buon punto di partenza e di un deterrente nella maggior parte dei casi?

Secondo Sgarbi bisognerebbe concentrarsi di più sulle materie curriculari, soprattutto quelle artistiche: “Credo che la scuola possa avere dei compiti importanti se espleta le funzioni di far capire la sostanza del pensiero. Studiare bene Renzo e Lucia dei Promessi Sposi è più educativo rispetto a educare a comportamenti e principi che diventano poi quasi delle forzature”.

“Credo sia importante avere dei modelli, che la letteratura e l’arte ci indicano. Quei modelli sono dentro di noi. Mio padre e io siamo stati sostenuti dalla bellezza della poesia, è come se si avesse una gentilezza che viene dalla meraviglia di quelle parole e di quelle immagini”, ha aggiunto, parlando di modelli di vita.

La risposta del Governo

In molti hanno riflettuto sull’educazione dei giovanissimi di oggi e hanno chiesto l’intervento del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che dal canto suo ha parlato di un progetto, “Educare alle relazioni”, che sarà presentato a breve, e ha disposto un minuto di silenzio nelle classi italiane per riflettere su quanto accaduto. Oggi, 22 novembre, saranno presentate al Senato dai ministri dalla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella, dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e della Cultura Gennaro Sangiuliano le iniziative rivolte al mondo della scuola per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne.

C’è chi chiede di più: si chiede a gran voce un cambio del curriculum scolastico e l’inserimento dell’educazione affettiva come materia scolastica in modo strutturale, e non come un corso una tantum. C’è anche chi ha criticato Valditara per aver optato per il silenzio. Secondo molti, come la biologa Antonella Viola, bisogna fare il contrario: parlare di questi temi, discuterne con gli studenti.