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I provvedimenti fatti per la scuola nella XVI legislatura: riassunto per gli addetti

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Legislatura che era iniziata il 29 aprile 2008 con l’accettazione da parte di Berlusconi dell’incarico di formare il governo, che sarebbe dovuto arrivare, visto i grandi numeri della maggioranza che lo supportava, a fine della legislatura. Gli ultimi 13 mesi di legislatura hanno registrato le urgenti dimissioni del governo Berlusconi e il contemporaneo insediamento a palazzo Chigi di Monti, che attraverso un governo tecnico, denominato il “governo dei professori” ha portato a termine la XVI legislatura. Quali sono stati i provvedimenti fatti per la scuola in questa legislatura? Ci sembra utile, come memoria storica, ricordare quali politiche hanno interessato il mondo dell’istruzione, anche per verificare se la prossima legislatura sarà in continuità con la precedente oppure in netta discontinuità. Per dovere di cronaca, bisogna anche dire che la XVI legislatura ha visto governare la scuola da due ministri.
Il primo ministro nominato dal governo Berlusconi è stato l’on. Maria Stella Gelmini, che ha diretto il ministero di viale Trastevere dal maggio 2008 a novembre 2011, di seguito è stato nominato dal Presidente del Consiglio Mario Monti, il Prof. Francesco Profumo, che fino ad ieri è stato ministro dell’Istruzione. Da più parti si è detto che la staffetta Gelmini-Profumo si è passato il testimone con sincronismo e all’insegna della più invidiabile continuità.
Cerchiamo di ripercorrere le fasi politiche essenziali che hanno interessato il mondo dell’Istruzione in questi 5 anni di legislatura.
Il primo provvedimento preso dalla ministra Gelmini è quello contenuto in particolare all’art. 64 della legge n. 133/2008. Questa legge fortemente voluta dal ministro dell’economia Tremonti, ha ridotto gli investimenti per la scuola pubblica di 8 miliardi di euro. L’art.16 della L. 133/2008, permette la trasformazione in fondazioni delle Università, l’art. 17 della stessa legge sopprime la fondazione dell’IRI e devolve tutti i proventi ad un’altra fondazione denominata Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia. L’art. 64 della legge n. 133/2008, dà un colpo mortale alla scuola pubblica per i successivi tre anni.
Questo articolo si occupa delle disposizioni in materia di organizzazione scolastica, si parla di incrementare, gradualmente, di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l’anno scolastico 2011/2012, disposizione che ha generato le cosiddette “classi pollaio”, si parla di riduzione delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata), in modo da conseguire, nel triennio 2009-2011 una riduzione complessiva del 17 per cento della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l’anno scolastico 2007/2008, si parla di razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti. In buona sostanza la ratio di questa legge per la scuola è ottimamente sintetizzata dal comma 6 dell’art. 64, che evidenzia la speciosità di fare cassa e non di riformare adeguatamente il sistema scolastico italiano. Infatti nel comma 6 dell’art. 64 c’è scritto: devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l’anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l’anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l’anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall’anno 2012. Anche il sostegno a favore dei più deboli ha dovuto contribuire al “risanamento” del Paese. Nel 2008/2009, 175.778 alunni disabili potevano contare sul supporto di 90.026 insegnanti di sostegno, con un rapporto di 1,95 alunni per docente di sostegno, mentre nel 2011 prima che la Gelmini si dimettesse dal ruolo di ministro, 198.672 alunni disabili vengono supportati da 97.636 insegnanti specializzati, con un indice di rapporto alunni/docenti che per la prima volta supera la soglia dei due alunni per docente.
Partendo dalla legge 133/2008, si è avviata fattivamente ed a tappe forzate la riforma Gelmini che è proseguita con la legge n. 169/2008, il cui scopo principale è quello di riformare l’intero sistema scolastico italiano. Oggi ci troviamo già al terzo anno di attuazione della riforma, con curricoli orari più snelli ed un tempo scuola fortemente ridotto. La norma che prevedeva, a partire dal 2011, che i docenti migliori in via sperimentale in alcune scuole potessero ricevere un bonus di massimo €7.000 come premio produttività è stata preclusa dalla finanziaria 2010 d.l. n. 78/2010, convertito in legge 122 30/7/2010. La XVI legislatura rimarrà anche famosa, per il costante tentativo di invadere il terreno dei patti contrattuali vigenti, sottoscritti e indirizzati all’Aran. Ricordiamo il caso più eclatante e controverso, che è quello della legge n. 150/2009, che a dire di alcuni, ma non di tutti, escluderebbe dalla contrattazione integrativa una parte dell’art. 6 del CCNL 2006-2009. In particolare, escluderebbe le materie di cui alle lettere da h) ad m) elencate nell´art. 6 CCNL ritenute di competenza esclusiva della parte datoriale e declassate a materie di informazione preventiva, secondo un´interpretazione unilaterale ed erronea riguardante la presunta inapplicabilità del vigente contratto, in seguito all´emanazione della legge Brunetta.
Un altro provvedimento attuato sotto l’egida del ministero Gelmini è quello indicato nella legge 122/2010 all’art.9 comma 23 , che blocca per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della Scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti. Una norma vergognosa e anti costituzionale, passata senza alcuna resistenza da parte dell’ex Ministro Gelmini. Non possiamo scordare il tentativo, poi naufragato per pura opportunità elettorale, di portare avanti la legge Aprea sulla riforma degli organi collegiali, che avrebbe introdotto nella scuola pubblica una mentalità tipica delle aziende private. Nel novembre 2011 il passaggio di testimone dalla Gelmini si passa a Francesco Profumo. In che stato trova la scuola italiana il nuovo ministro tecnico dell’istruzione? Classi strapiene al limite della sicurezza, servizio scolastico assottigliato al minimo e taglio delle cattedre, edilizia scolastica fuori controllo, si parla di un edificio scolastico su due non a norma, personale Ata ridotto all’osso, l’aumento esponenziale delle reggenze da parte di Ds e Dsga , costretti a fare la spola fra più scuole. Ecco l’eredità che l’ex ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, lascia al neoministro per l’istruzione Francesco Profumo.
La speranza era quella, che un ministro tecnico, facente parte di una squadra di professori, desse un forte segno di discontinuità rispetto il disastro politico dell’ultimo triennio. Invece la delusione è stata forte, perché riuscire a fare peggio della Gelmini, francamente era impossibile. Ma cosa ha fatto il ministro Profumo nell’ultimo anno di legislatura? Ha mantenuto tutti i provvedimenti presi dal suo predecessore ed ha rincarato la dose, fino ad arrivare a proporre l’aumento dell’orario di servizio da 18 a 24 ore settimanali, a parità di stipendio. Questa bella idea era stata scritta nella legge di stabilità art.3 comma 42, poi abrogata per l’insurrezione unitaria di tutti i sindacati.
Nell’era Profumo si è continuato a raschiare il fondo del barile, cercando di fare altre risparmi sul settore della conoscenza. Si è iniziato con il decreto “salva Italia”, che ha esteso il sistema contributivo per andare in pensione a tutti che combinato con la legge della lacrimevole Fornero ha fortemente penalizzato soprattutto i docenti delle scuole. È scandaloso che Profumo non abbia preteso almeno per i cosiddetti “Quota 96”, lo stesso trattamento che è stato riservato agli altri dipendenti pubblici. Anche la famosa legge spending review ha continuato ad abbattersi sulla scuola, prevedendo dei tagli ai fondi dell’Istruzione per 157 milioni euro nel 2013, 172 nel 2014 e 236,7 nel 2015.
Altra contestazione fatta al ministro Profumo è quella del bando di concorso a cattedra, che ha fortemente penalizzato il precariato storico, sottoponendolo ad un ulteriore sforzo per il raggiungimento di una cattedra. Si contesta a Profumo, anche il flop della digitalizzazione della scuola, che già da quest’anno avrebbe dovuto avere i registri elettronici, in un contesto di dematerializzazione del cartaceo, ma che in realtà non ha ottenuto i risultati pensati.
Adesso questa legislatura è terminata e la valutazione sui provvedimenti fatti per la scuola è molto negativa, speriamo che la XVII legislatura, a prescindere dal numero della cabala, possa essere più fortunato, ma soprattutto che segni una forte discontinuità con il recente passato.