Il bravo docente? S’aggiorna di continuo e collabora coi genitori. Cari presidi, non siete soli. Il direttore Usr Lazio Anna Paola Sabatini si presenta

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“Gli insegnanti devono credere nell’aggiornamento e nella formazione continua: ritengo che la grande sfida sia questa. Studiare è un’attività che fornisce strumenti, capacità di lettura e interpretazioni di cui l’insegnante ha sempre bisogno nella propria cassetta degli attrezzi”. A dirlo alla Tecnica della Scuola è Anna Paola Sabatini, neo direttore generale dell’Usr Lazio. In un’intervista a tutto campo, l’alta dirigente, approdata all’Ufficio scolastico laziale a fine agosto dopo un’esperienza in Molise, si racconta e dice la sua su una serie di argomenti “caldi”: i rapporti della scuola con gli enti locali, la valorizzazione dei docenti, le procedure disciplinari che troppo spesso si chiudono con un nulla di fatto, il rapporto con le famiglie sempre più complicato, le rassicurazioni sulla “solitudine” operativa dei presidi, l’eccesso di burocrazia nelle scuole, il ruolo attivo dei sindacati, gli obiettivi da raggiungere.

Dottoressa, lei arrivata nel Lazio da qualche settimana per ricoprire un incarico rilevante e impegnativo: come ha vissuto l’approdo all’Usr Lazio visto che arriva da una realtà più semplice come quella del Molise?

È stato un passaggio importante, indubbiamente, come lei descrive. In Molise sono stati anni importanti e di grande crescita. A qualche settimana dal mio insediamento sento di potere mettere a disposizione di questo territorio così importante, qual è il Lazio, una fonte esperienziale importante quale è stata quella in Molise.

Qual è il rapporto che sta vivendo con le varie istituzioni e gli enti locali?

Devo restituire un’immagine assolutamente positiva del rapporto con gli interlocutori istituzionali che abbiamo a livello di Ufficio scolastico regionale. Sono sincera: non immaginavo che in una regione così grande e soprattutto in una città come Roma, dove c’è presenza di alti livelli istituzionali non solo legati direttamente al territorio, ci potesse essere un’attenzione così grande per un ufficio di livello regionale. Quindi, il feedback che posso dare – anche se il tempo trascorso è ancora breve – non può che essere assolutamente positivo. C’è una grande squadra al lavoro in questo momento. Questo è fondamentale, per la sensibilità e la delicatezza del lavoro che svolgiamo.

Subito si è rivolta ai docenti con una lettera nella quale ha sottolineato che svolgono un ruolo di ‘grande responsabilità’ e sono chiamati spesso a ‘un impegno straordinario’. Come mai l’opinione pubblica, purtroppo pure molti genitori, non hanno la stessa opinione ?

Mi permetta un piccolo appunto: sono una giornalista anch’io e forse è proprio la comunicazione a volte ingenerosa nei confronti di una categoria che invece, nella realtà di fatti e per la stragrande maggioranza, si distingue per esempi positivi, per un grande impegno, una grande passione e anche un alto livello di competenza. Quindi, io spero che anche attraverso l’attività comunicativa istituzionale dell’ufficio regionale, del quale sono a capo, si possano descrivere narrazioni positive relative a questo spaccato professionale.

Quali sono le urgenze da affrontare per migliorare il contesto professionale degli insegnanti?

Hanno bisogno di continuare ad investire sempre di più sulla loro formazione continua. Ritengo che la grande sfida sia questa: crederci e ritenerla sempre più un asset essenziale per il proprio percorso professionale.

Lei è stata docente e dirigente scolastico: di cosa avrebbero bisogno gli insegnanti per valorizzare la loro professionalità?

Io mi occupo anche di formazione a livello universitario dei docenti e mi ripeto: penso che la nostra classe docente debba sempre più credere nell’aggiornamento e nella formazione continua. Studiare è quell’attività che fornisce strumenti, capacità di lettura e interpretazioni di cui l’insegnante ha sempre bisogno nella propria cassetta degli attrezzi.

Sempre più genitori assumono atteggiamenti violenti contro il personale scolastico: lo staff del ministro Valditara ha calcolato che siamo arrivati a cinque casi gravi al mese. Cosa si può fare?

Bisogna lavorare tantissimo. Innanzitutto, proprio come sta facendo il ministro, a sostegno dei docenti che sono oggetto di questi fatti gravissimi e fortemente sgradevoli. Poi bisogna lavorare tanto sull’opinione pubblica: far passere un’informazione corretta. Si deve sviluppare il messaggio, reale, che evidenzi il lavoro straordinario e competente che i docenti portano avanti tutti i giorni nelle nostre classi con le nostre studentesse e i nostri studenti.

L’anno prossimo sarà il cinquantesimo dai decreti delegati che hanno introdotto la parte genitoriale in maniera importante negli istituti scolastici; c’è però chi sostiene che i genitori dovrebbero rimanere fuori della scuola. Qual è il suo pensiero?

La collaborazione con le famiglie è un aspetto imprescindibile. Secondo me va anzi rafforzata. È chiaro che deve essere una collaborazione positiva tra agenzie educative che hanno lo stesso obiettivo. Nelle classi abbiamo ragazzi e ragazze, bambini e bambine, per un numero importante di ore al giorno: le famiglie hanno la necessità di rapportarsi con noi. E noi, a nostra volta, lo facciamo con l’agente educativo primario che ha la responsabilità nei confronti dei loro figli. Occorre quindi rafforzare questo circolo virtuoso di collaborazione.

Lei si è espressa in maniera positiva nei confronti dei dirigenti scolastici del Lazio sostenendoli e dandogli piena fiducia: che rapporto ha alcuni con i presidi?

È un rapporto importante e di grande condivisione. Spero davvero che attraverso la nostra opera quotidiana passi un messaggio: quello di non fare mai sentire soli i dirigenti scolastici, l’Usr è a loro vicino e a supporto del compito difficilissimo che quotidianamente svolgono nelle loro istituzioni scolastiche. Io personalmente cerco di rispondere a tutte le istanze che provengono dai dirigenti scolastici del Lazio che sono tantissimi.

È statisticamente provato che la maggior parte delle richieste di addebito e dei procedimenti disciplinari nella scuola si risolvono quasi sempre con un nulla di fatto: perché tante energie spese inutilmente?

Ritengo che queste siano azioni molto delicate e sensibili e vanno seguite in maniera attenta: personalmente, sto dedicando grande parte del mio lavoro a questo genere di dinamiche, perchè vanno a sostegno di tutta quella parte maggioritaria e preponderante delle nostre scuole che è sana e funziona bene.

Da più parti si sostiene che nella scuola le regole sono troppe è c’è un eccesso di burocrazia: non sarebbe utile dare più spazio all’autonomia scolastica?

Noi cerchiamo di essere vicini e a supporto delle nostre scuole, sempre nel rispetto della loro autonomia e anche al principio di sussidiarietà. Cerchiamo di avere la giusta considerazione di quella che è la conoscenza del territorio di riferimento, la quale sicuramente non può essere sottratta alla singola istituzione: conoscere l’attività che le scuole svolgono e conoscere il contesto di riferimento è fondamentale per realizzare un’azione efficace e mirata.

Qual è il suo rapporto con i sindacati?

È un rapporto positivo. È una caratteristica che appartiene alla mia storia personale e in questo ruolo che ormai svolgo da quasi dieci anni con l’amministrazione. I sindacati vanno nella nostra stessa direzione, sempre avendo chiaro qual è l’obiettivo. È chiaro, con compiti e ruoli diversi. Certo, ci vuole collaborazione, deve essere un’azione condivisa. Devo dire che anche nel Lazio ho trovato una grande apertura.

Cosa vorrebbe realizzare durante il suo mandato?

Vorrei che ogni giorno ci fosse un tassello aggiuntivo, una collaborazione positiva con il territorio di riferimento e con coloro che vi operano. Per me è fondamentale, essenziale per l’attività che svolgiamo, il collegamento con il territorio e i suoi attori.