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Il giornale e l’idiozia perniciosa

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Ogni testa è un tribunale: una vecchia sentenza della saggezza contadina non consente appello.

E infatti capita che delle sensibilità particolarmente sensibili e un po’ permalosamente arroganti non tollerano, e fanno accuse truculente, che noi diamo notizie su taluni comportamenti, censurabili, di qualche docente nel corso del suo lavoro.  “Denigrate la scuola”, ci scrivono su Facebook, “accodandovi ai faziosi”: ma chi sono i faziosi?, noi rispondiamo. E non si è faziosi, nel caso opposto, censurando? Altri ci accusano di fare gossip, come nel caso della ministra Gelmini colta da un paparazzo in monokini in una spiaggia del litorale romano. “Come si fa a riportare una simile ignominia?”, ci hanno accusati un manipolo di prof particolarmente “doloranti”. Ma se è accaduto, rispondiamo, perché non dirlo? Ci bendiamo, quando tutta la stampa nazionale lo ha descritto? Altri ancora vorrebbero che ci interessassimo solo dei loro problemi specifici: i precari dei precari, gli Ata degli Ata, i supplenti dei supplenti, quelli delle fasi C e B delle rispettive fasi, i maestri dei maestri e così via, compresi i docenti di ruolo che delle loro problematiche: stipendi, contratti, progetti, rapporti col dirigente ecc. vorrebbero che riempissimo le pagine. Ma i nostri lettori, rispondiamo, appartengono a tante fasce, sociali e culturali, di formazione e di sensibilità: cerchiamo dunque di “accontentare” tutti.

“Scrivete cose inutili. A chi volete che interessano certi argomenti”, tuonano altri.  Ma chi decide se una notizia sia utile e un’altra no? E come si fa a credere che ci possa essere un pensiero comune, uguale per tutti e di identico, generale appeal?

Ma c’è anche chi pilucca: riprendete notizie vecchie; riportate note da altri giornali; accavallate pareri e chi più ne ha più ne mette, perorando la propria visione del mondo e delle cose; e per dimostrare di esistere ecco Facebook che diventa un buon pianoro dove mostrarsi, magari celando la propria vera identità. La nostra pagina Facebook infatti si riempie di commenti, pareri e anche di elogi, se la notizie è conforme alla propria necessità e alla propria conoscenza; di insulti in caso contrario, vedi il caso “gender” e la presunta ora da dedicare alla educazione di genere. Così ancora una volta scatta la battaglia su ciascun argomento di un particolare “luogo comune” e comunemente studiato:  ma che notizia è questa? La Tecnica solletica il “permissivismo” e la “volgarità?”. E se campane opposte  elogiano l’apertura verso un mondo sotterraneo che vuole emergere e gridare le proprie differenze e le proprie complicazioni, altri tromboni, opposti e magari simpatizzanti dei vari partiti, ne approfittano per dar man forte alla loro parte.

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Tuttavia la singolarità di questo sedicente  “gossip” e del suo intimo pruriginio si svela nel fatto che quando parliamo di didattica, di disoccupazione intellettuale, di bambini senza istruzione, di leggi particolari, di legislazione scolastica, di abbandoni e dispersioni, di esiti negativi rispetto all’Europa, di letture che mancano, di aggiornamenti che vengono disertati, parte nessun commento, o pochissimi ne troviamo sulla nostra pagina, come se a nessuno interessassero problematiche simili, suffragate pure da un numero assai esiguo di letture. In pratica, quando si parla dell’essenza stessa della scuola e dell’istruzione, i lettori latitano, o almeno si dimezzano.

Infatti, dati alla mano, alla stragrande maggioranza dei lettori di cose della scuola, le cose della scuola interessano poco, a giudicare dal numero delle letture che vediamo nel nostro sito o dei “mi piace” sulla pagina Fb o dai commenti. Facciamo allora un giornale elitario per coloro che si sentono élite intellettuale?

Le opinioni in ogni caso si scatenano, con accuse sommarie o sommari elogi, solo quando entriamo tra le facezie che contraddistinguono la scuola, i gossip, appunto.

E infatti se i seni della ministra, le barbarie di alcuni docenti coi loro alunni, le preferenze sessuali dei docenti, il bullismo, l’ignoranza conclamata di tanti sedicenti prof e dirigenti non interessano, allora perché leggerli e scatenarsi in miriadi di commenti che a nulla portano se non a capire che alcuni prof capiscono solo di banalità a portata semplice di mano e non di argomenti più pesanti dove il giudizio è più complesso?

Ma non solo. L’informazione, quando vuole essere seria, deve (sottolineato) riportare tutto ciò che la scuola comprende, tutto il mondo che la scuola abbraccia, comprese le notizie più dolorose, quelle che puntano il dito contro questa professione e contro i suoi messaggeri: gli insegnanti appunto.

Inoltre è molto semplice, per chi non deve cercare fra le tante agenzie e le testate, articoli adeguati alle tematiche dell’istruzione, fare gossip contro i giornalisti, ma con cui si dimostra, non solo che bisogna combattere contro il mondo, la carne e il diavolo, ma anche contro degli imprevedibili idioti permalosi che, dato il mestiere che fanno, pensano sempre di essere in cattedra e possono giudicare e mettere voti, ignorando, per malformazione tecnica, che l’informazione è libera, aperta e ama il dibattito e il confronto, non già l’offesa.