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Il merito va premiato, lasciando da parte ogni schematismo ideologico: è il pensiero di Mario Rusconi, presidente ANP Roma

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Quello del merito è il tema del giorno, soprattutto da quando è cambiata la denominazione del Ministero. Il dibattito è ampio e per nulla scontato. Le posizioni sono variegate e tutte meritano di essere prese in considerazione ed esaminate attentamente.
Ne parliamo con Mario Rusconi, presidente della Associazione Nazionale Presidi di Roma.

Preside Rusconi, cosa ne pensa della discussione che si sta sviluppando sul tema?

Intanto vorrei fare una precisazione preliminare: quando si affronta un argomento particolarmente delicato come il concetto di merito, è opportuno scendere nei particolari, rifuggendo da semplificazioni generiche o, peggio, impregnate da ideologismi astratti.

Benissimo, lasciamo da parte l’ideologia, ma c’è una questione da considerare: premiare in qualche misura il merito, significa di fatto andare contro l’idea di una scuola per tutti e di tutti

Secondo alcuni studiosi e politici, introdurre il concetto di merito a scuola vorrebbe quasi significare l’esclusione di molti e quindi essere contrari all’inclusione. Ma, questa affermazione non tiene conto della realtà, presente da sempre.
Da sempre a scuola si boccia e si promuove, si assegnano voti alti e valutazioni negative. Si riconosce cioè il merito scolastico in termini valutativi, con voti e giudizi, si indicano carenze e difficoltà, ripeto, si boccia e si promuove.

Il merito dovrebbe essere riconosciuto facendo riferimento a criteri certi e condivisi

Esattamente, da sempre si fa riferimento all’idea di merito/demerito che i docenti hanno di ogni studente. Comportamenti giusti o sbagliati, accettabili o no ma presenti da sempre nella scuola italiana.

Però non tutti i ragazzi nascono uguali e in contesti uguali

E’ vero, e proprio per questo valorizzare il merito dovrebbe significare evidenziare sia risultati formativi di qualità sia evidenziare i passi in avanti rispetto alle condizioni di partenza di chi parte svantaggiato. E significa anche diffondere le buone pratiche della scuola e dei docenti che hanno permesso il raggiungimento di risultati particolarmente apprezzabili soprattutto in condizioni negative.

Ma chi riguarda il merito?

Il concetto di merito riguarda soprattutto i principali attori della scuola, cioè gli insegnanti.
A mio parere si tratta di valorizzare il merito di molti (con benefici stipendiali e di carriera) e ponendo le basi di un effettivo miglioramento professionale di coloro che hanno difficoltà nella loro azione didattica, come talvolta viene segnalato da studenti e da genitori. Senza appiattire tutto il personale con lievi aumenti salariali dati a pioggia, che non modificano in nulla la situazione e si rivelano anzi negativi nella loro presunta democraticità.

E per gli studenti cosa possiamo dire?

Valorizzare il merito degli studenti dovrebbe tradursi nella considerazione attenta dei risultati positivi di natura comportamentale e di relazionalità sociale, accentuando il riferimento agli obiettivi dell’educazione civica, come riformulata in tempi recenti. Senza trascurare la necessità di stigmatizzare quei comportamenti antisociali, individuali o di gruppo, che spesso dilagano sulle cronache mediatiche.

Quindi valorizzare il merito dello studente significa prestare attenzione anche ad aspetti non strettamente didattici o cognitivi, per così dire

Tra le funzioni formative della scuola rientra a pieno titolo l’attenzione per le modalità di relazione, di collaborazione, di presenza attiva nel dialogo scolastico.  O vogliamo accettare che la scuola si fermi alla soglia disciplinare, chiudendo gli occhi sull’educazione/ineducazione civica delle tanto sbandierate future generazioni?