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Inclusione, un’alunna con disabilità è costretta a mangiare da sola in classe perché la scuola non ha un ascensore

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Un’altra vicenda che dimostra quanto ancora ci sia molto da fare in materia di inclusione scolastica degli alunni con disabilità. Una studentessa di prima media di Milano, come riporta Fanpage.it, è costretta ogni giorno a mangiare da sola in classe, perché la sua scuola non ha l’ascensore che può accompagnarla nella sala mensa posta all’ultimo piano.

La denuncia del preside

A denunciarlo è lo stesso preside, stufo di questa situazione: “Ho segnalato al Comune la necessità di un ascensore, che potrebbe essere realizzato esternamente. Ma non ho avuto risposta”. Ma ora il problema è che la studentessa “vedendo queste disparità, sta cominciando a interrogarsi sul suo futuro e a vederlo nero. E questo è vergognoso nella Milano che a breve ospiterà le Paralimpiadi”.

Fortunatamente ogni tanto qualche suo compagno chiede ai professori di potersi fermare a farle compagnia, altrimenti la ragazzina trascorrerebbe da sola tutte le pause pranzo, con soltanto un’insegnante di sostegno.

Un’educatrice e la docente di sostegno fanno su e giù per portare le pietanze a lei e ai pochi compagni che le fanno compagnia. “L’inclusione è un tema troppo importante: dobbiamo sapere se la costruzione di un ascensore è nei piani del Comune e quando questo avverrà. Tre mesi fa ho chiesto anche una rampa di cemento per far superare alla carrozzina il gradino all’entrata di scuola. Mi hanno assicurato che l’avrebbero fatta, non li ho più sentiti”, conclude il preside.

La vicenda del bambino lasciato in classe da solo

Spesso si sentono storie del genere, in cui alcuni alunni vengono esclusi dal resto della classe. Basta pensare al caso di un bambino di 8 anni che è andato in classe, in una scuola elementare di Rende, e si è trovato da solo, senza compagni e senza insegnanti. Un caso curioso che ha fatto insospettire immediatamente la famiglia.

In un’intervista a Repubblica, la mamma dell’alunno ha spiegato cos’è successo e le ragioni del suo disappunto: “Quella mattina avrebbe dovuto segnare un nuovo inizio per mio figlio nella nuova sezione, invece ha trovato tutti i banchi vuoti. L’avevo spostato in questa classe a causa di incomprensioni con alcune maestre che si ostinavano a ribadire la necessità di un’insegnante di sostegno, pur avendo comunicato loro che la diagnosi di iperattività con funzionamento intellettivo superiore alla media non aveva rappresentato un requisito per il riconoscimento dell’invalidità. Anziché valorizzarlo, l’avevano escluso. Perspicace e bilingue, era diventato il “ritardato” della classe. Quella mattina, la “festa dell’accoglienza” avrebbe dovuto sancire l’inserimento nella nuova classe. Invece erano tutti assenti e mio figlio si è trovato smarrito in un’aula deserta”.

Il genitore ha raccontato che ha scoperto che dietro ci fosse un piano organizzato grazie a un’altra mamma che ha rivelato l’accordo in una chat WhatsApp: “Il pomeriggio precedente, durante l’incontro conoscitivo con il corpo docente, mi ero scontrata con la nuova maestra di matematica che si ostinava a definire mio figlio disabile e fastidioso. La dirigente scolastica, così, ha deciso di ridurle le ore in quella classe. Inasprita, tramite la rappresentante di classe, anch’essa docente, ha aizzato i genitori che, sulla chat di classe, hanno organizzato il piano. Ne ho avuto conferma da una mamma, la quale ha ammesso che in quella chat è partito l’accordo, seppur senza costrizioni. Mi sono sentita trafitta da cotanta cattiveria da parte di adulti che dovrebbero rappresentare l’esempio per i bambini”.